Il marchese del Grillo

Il marchese del Grillo

Il marchese del Grillo

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Anno: 1981
Regista: Mario Monicelli
Attori: Alberto Sordi, Paolo Stoppa, Flavio Bucci

Commedia burlesca, incentrata sul personaggio del Marchese Onofrio del Grillo, Duca di Bracciano, Guardi Nobile e Cameriere Segreto di Sua Santità Pio VII (Alberto Sordi), annoiato dalla propria aristocratica condizione di nullafacente cronico, passa le sue giornate inventando scherzi esilaranti, frequentando bettole, osterie, e donne dalla dubbia moralità.
Vittime dello scherzo più atroce risultano essere proprio i membri della sua famiglia, quando, dopo un fortunoso incontro con tale Gasparetto, un carbonaio romano e ubriacone che gli somiglia come una goccia d'acqua, decide di farsi sostituire. Grazie alla complicità del suo servitore, dell'ingenuità di Gasparetto e della sua voglia di vivere la favolosa vita del Marchese del Grillo, lo scherzo sarà fonte di grande divertimento.
La sostituzione rischia però di sfociare in tragedia, quando il papa condanna a morte Onofrio per diserzione e alto tradimento, per aver abbandonato il suo posto di guardia durante l'arrivo dei francesi. La condanna a morte verrà sospesa soltanto un attimo prima dell'esecuzione, per volontà del pontefice (poco prima che il Marchese del Grillo potesse svelare lo scambio di persona), il quale aveva in realtà l'intenzione di dare una lezione al Marchese eccessivamente disinvolto nelle sue burle.
La Roma di Onofrio del Grillo è la stessa Roma descritta dal Belli, con i suoi lazzi verbali, le beffe atroci e il divertimento popolano, a volte triviale, ma sempre originale e genuino. Il Marchese del Grillo è un personaggio anticonformista, ma mai rivoluzionario. Si confonde con il popolo al fine di assaporarne in modo disinvolto i piaceri materiali, preclusi dall'etichetta cui è costretto un personaggio del suo rango, ma non si schiera mai dalla sua parte dei deboli, ricordando anzi in una celebre battuta la differenza incolmabile fra lui, un nobile, e la volgare plebe.
Lo spirito goliardico e scanzonato della Roma ottocentesca e papalina pervade l'intero film, risultando alla fine l'unico vero filo conduttore, così come l'unica ragione di vita del Marchese sembra essere quella di godersela, mostrando poca o nulla attenzione ai grandi cambiamenti del suo tempo.

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