Hotel a Villa Borghese Roma


Hotel San Remo a Roma 3 stelle

Hotel San Remo a Roma 3 stelle

Via Massimo D'Azeglio 36, 00184 - Roma

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Segnalati dalla redazione

Hotel Farnesina nei pressi di Villa Borghese

Hotel Farnesina nei pressi di Villa Borghese

Via della Farnesina 21/23, 00194 - Roma

Hotel, immerso nel cuore della città di Roma e di pregiate rifiniture, offre a tutti i propri visitatori un ambiente accogliente.

Sofitel Roma Hotel a Villa Borghese

Sofitel Roma Hotel a Villa Borghesee

Via Lombardia 47 - 00187 Roma

L'hotel Sofitel Roma ha una collocazione eccellente : è situato nel cuore di Roma, ad appena 50 metri da Via Veneto, a 300 metri da Piazza di Spagna ed affacciato sui Giardini di Villa Borghese.

Hotel Eliseo a Villa Borghese

Hotel Eliseo a Villa Borghese

Via Di Porta Pinciana 30 - 00187 Roma

L'Hotel Eliseo sorge in ottima posizione in Via di Porta Pinciana, in cima alla celebre Via Veneto, da cui si gode delle vista meravigliosa su villa Borghese, una delle ville più belle di Roma.

Hotel a Villa Borghese, la foresta di Roma

Poco dopo l'avvento al trono di papa Paolo V (1605-1621),  il cardinale Scipione Borghese iniziò ad acquisire quei terreni che di li a poco prenderanno la forma e le sembianze dell'odierna Villa Borghese. Questo spazio fu in tutto e per tutto una sua creazione, il primo dei grandi parchi seicenteschi delle ville romane, ispirato probabilmente alla Villa di Adriano a Tivoli.
La parte più considerevole della villa era costituita da compositi giardini stilizzati, boschi recintati da siepi, lungo i quali trame di sentieri e di viali si diramavano, decorati da statue e fontane, tutto intorno al Casino e ad altri numerosi fabbricati.
Ma i giardini del parco non assunsero mai quell'aspetto di ordinato giardino rinascimentale, a causa della totale mancanza di un piano simmetrico generale. Si andava facendo strada piuttosto l'idea di un concetto barocco di giardino, di un disegno stilizzato fuso con la natura selvaggia. A partire dal 1700 assumerà sempre più l'aspetto di un paesaggio naturale "artificiale".
Il parco era ornato anche da lussureggianti giardini floreali: aiuole di tulipano, rose olandesi, i giardini "segreti" nei quali si coltivavano piante rare, garofani e fragole selvatiche.
Il cardinale Scipione prestò molta cura anche nella costruzione dei numerosi fabbricati, ispirandosi alle ville della Roma classica, come avvenne per il Casino, ideato per contenere la nutrita collezione di sculture antiche.
Diversamente da quanto accadeva all'epoca della Roma antica, la villa non fu pensata come stabile dimora, piuttosto come luogo ameno nel quale trascorrere più o meno lunghi periodi di villeggiatura e di riposo.
La villa e la collezione Borghese seguirono le sorti del cardinale, continuando ad espandersi e ad abbellirsi durante la sua vita, per essere in seguito abbandonata e quasi dimenticata dopo la sua morte. Il disinteresse durò almeno fino alla metà del Settecento, quando Marcantonio Borghese affidò ad architetti e numerosi artisti l'incarico di restaurare il Casino, riempiendolo nuovamente di sculture. E'in questo periodo che assunse l'aspetto che possiamo ammirare ancora oggi.
Alla ristrutturazione seguì un nuovo periodo di scarsa attenzione, anzi, si ebbe una vera e propria spoliazione dei beni della collezione, ceduta quasi interamente a Napoleone Bonaparte dal marito di Paolina Borghese, il principe Camillo. Quasi duecento tra le più belle sculture possedute dalla famiglia Borghese furono vendute fra il 1801 e il 1809 per finire al Museo del Louvre, in cambio di un appezzamento di terreno in Piemonte.
La collezione venne ripristinata da un altro membro della famiglia, Francesco Borghese, il quale si impegnò a fondo colmando i vuoti artistici e trasferendo quadri e statue presso il Casino nel 1891. Dieci anni più tardi l'intera villa e tutto il suo contenuto venne acquistato dallo Stato Italiano

GALLERIA BORGHESE E I CAPOLAVORI DI ROMA

Dopo i Musei Vaticani quella contenuta nella Casina di Villa Borghese è certamente la collezione artistica più nota di Roma, i cui straordinari tesori comprendono opere che spaziano da Raffaello a Tiziano, da Correggio a Caravaggio, senza dimenticare le sculture del Bernini e la sua opera più celebre, la splendida Paolina Bonaparte.
Molte delle opere risalgono ancora all'epoca del cardinale Scipione Borghese, il quale aveva un indubbio gusto artistico che gli consentiva di non limitarsi ad acquistare le opere più celebrate. Con grande perspicacia si accaparrò numerosi capolavori rifiutati dai committenti, come avvenne per alcuni dipinti del Caravaggio, e riconobbe il talento dell'ancora giovane Gian Lorenzo Bernini.
Oltre al ritratto scultoreo di Paolina Bonaparte, capolavoro classico del Canova, rappresentata nelle sembianze della Venere Vincitrice, di grande interesse sono anche gli altri capolavori del Bernini.
Il "Davide" fu scolpito espressamente su commissione del cardinale Borghese negli anni 1623-1624. Si tratta di un capolavoro di straordinaria importanza per la storia dell'arte. Testimonia la comparsa di un nuovo modo di trattare la materia, una rivoluzione di vigore e movimento emanata da una fra le prime statue del barocco, segno di un movimento che di li a breve avrebbe contagiato l'Europa intera.
Di un anno posteriore è l'"Apollo e Dafne", altro mirabile esempio di dinamismo e leggerezza sprigionati dal mirabile soggetto ispirato alla mitologia delle Metamorfosi di Ovidio, così come "Il ratto di Proserpina", opera scolpita nel 1621-1622, nella quale è raffigurato Plutone, re degli inferi, nell'atto di rapire Proserpina, figlia di Cerere.
Fra le opere maggiormente rappresentative della raccolta Borghese vi sono tre dipinti di Raffaello: una "Deposizione", firmata dall'autore e datata 1507, il "Ritratto d'Uomo", un tempo attribuito ad Holbein, ma confermato autentico da successivi restauri, e il "Ritratto di donna con Liocorno".
Appartiene al Botticelli la "Madonna col Bambino", mentre la meravigliosa "Crocifissione" è del Pinturicchio.

Episodio piuttosto singolare, ma che rivela tutta l'ostinazione e la pervicacia con cui il cardinale Scipione si dedicasse all'allestimento della sua collezione, è quello che riguarda un altro capolavoro visibile nella Galleria, la "Caccia di Diana", opera del Domenichino datata 1617. Il potente cardinale si innamorò a tal punto dell'opera da volerla a tutti i costi. Non tollerando i ripetuti rifiuti dell'autore, fece prelevare con la forza il dipinto dallo studio dell'artista, che a causa dell'accaduto fu costretto perfino a passare alcuni giorni in catene.

Uno degli esempi della lungimiranza del cardinale è invece quello riferito alle vicende della "Madonna dei Palafrenieri" del Caravaggio, un'opera caratterizzata da un violento realismo, considerato eccessivo dai canonici di San Pietro, i quali impedirono alla Confraternita dei Palafrenieri, committenti del dipinto, di esporlo.
Fra le altre opere del Caravaggio spiccano due tele giovanili dell'autore, il "Giovinetto con canestro" e il quadro noto con il nome di "Bacchino malato", autoritratto dell'artista nel periodo in cui era affetto da malaria.
Di ben altro spessore e potenza è il "Davide con la testa di Golia", altro autoritratto di Caravaggio raffigurato nella testa mozzata di Golia.

Altre opere di grande rilievo sono la "Deposizione" di Rubens, la "Danae" del Correggio, il "Ritratto d'uomo" di Antonello da Messina, fino a giungere a quello che è forse il dipinto più prezioso dell'intera collezione, l'"Amore Sacro e l'Amore profano", capolavoro del Tiziano. E'un'opera del 1512 commissionata dalla famiglia Aurelia, il cui stemma campeggia sul sarcofago che serve da fontana. Oscura nel significato, l'interpretazione del quadro si è prestata a varie allegorie: secondo alcuni raffigura la primavera, secondo altri ritrarrebbe una scena descritta in un libro poco noto scritto da Francesco Colonna. In ogni caso si tratta di un dipinto di forte impatto, dal vivace cromatismo e impreziosito da un'atmosfera al tempo stesso calda e luminosa che lo rendono davvero un dipinto unico nel suo genere.
A chiudere l'elenco delle opere di fronte alle quali è necessaria una sosta, citiamo altri tre capolavori del Tiziano, il "San Domenico", "Venere che benda Amore" e il "Cristo Flagellato".


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