Il Lituo: Simbolo e Strumento
di M. Pagliari
Il bastone è sempre stato un simbolo delle autorità , temporale o spirituale: ancora oggi si dice "avere il bastone del comando" ; è un bastone lo scettro dei sovrani, ed il bastone ricurvo, il Lituo, simbolo della regalità fino ai tempi più antichi, sopravvive ancora nel Pastorale dei nostri Vescovi. Dipinti, sculture monete ce lo mostrano nelle sue varie forme, da semplice bastone ricurvo ed ingrossato alle estremità , come nel dipinto della Tomba degli Auguri a Tarquinia, ad un riccio completo come nella Sima esposta al museo di Palestrina o nel modello in bronzo proveniente da Cerveteri.
"Bastone senza nodi ricurvo ad una estremità , utilizzato dagli Auguri per tracciare il templum". così la notissima Enciclopedia dell'Antichità Classica di Pauly e Wissowa inizia la descrizione del lituo, riprendendo quasi alla lettera il testo di Livio.
Il templum, cioè la regione di spazio, in cielo e al suolo, entro cui osservare i segni della volontà divina, era ben definito e doveva estendersi per un arco di 45° a entrambi i lati del Sud. Se l'Augure per delimitare questo spazio si serviva del lituo, esso doveva avere qualche caratteristica ben precisa, probabilmente nelle dimensioni; e sempre sul Pauly-Wissowa leggiamo infatti che il bastone rituale era anche un commetaculum, uno strumento di misura.
Tra le tante rappresentazioni del lituo che ci è stato possibile esaminare ve ne è una, riportata sul Dictionnaire des Antiquites Greques et Romaines del Daremberg che riproduce un antico rilievo etrusco e mostra un Augure di profilo, impugnante verticalmente la verga rituale. La posizione si presta ottimamente per la stima delle dimensioni di questa: supponendo che l'Augure sia alto 1.70m. dagli stivali alla strana acconciatura, la lunghezza del lituo, dall'estremità inferiore alla sommità del riccio, è di 0.59 m, esattamente due piedi italici, o romani, essendo quasi insignificante la differenza tra i due. Il diametro esterno del riccio è di 148 mm, esattamente mezzo piede. Inoltre la lunghezza del lituo e pari a quella del braccio dell'Augure, dal pugno alla spalla.
L' aver trovato valori semplici per le misure del Lituo ci ha spinti ad eseguire la stessa verifica su molte altre rappresentazioni della verga rituale, sia col suo riccio completo, sia nella forma di semplice bastone ricurvo, come nella Tomba degli Auguri o nel Sileno e il Centauro ridente dei Musei Capitolini (che portano il Lituo e non il Tirso di Dioniso). In tutti i casi è stata stimata una lunghezza di circa 0.6 metri e comunque molto vicina alla lunghezza del braccio. Non ci si puo' certamente aspettare un'esattezza matematica, anche perchè gli autori dei dipinti e delle sculture avevano intenti artistici e non documentari.
Con queste proporzioni, le estremità del lituo tenuto orizzontalmente a braccio teso avrebbero formato un angolo di 45° con l'occhio dell'Augure, che così, fissata con l'aiuto dello gnomone la direzione del Sud, poteva determinare i due allineamenti comprendenti il templum semplicemente traguardando le etremità del lituo.
Naturalmente questa è solo un'ipotesi, che l'autore non sa dimostrare (e che forse mai sarà dimostrata) ma che ha ritenuto di esporre perchè non priva di una sua logica e la sola che spieghi la dizione commetaculum.
Per avere una sia pur minima conferma di questa ipotesi, un vecchio bastone da montagna è stato tagliato alla lunghezza di 2 piedi romani (0.59 m), innalzandolo così alla dignità di verga sacrale, e poi, materializzati con due paline due allineamenti a 45° è stata verificata la coincidenza delle palline con le estremità del bastone impugnato orizzontalmente.
Anche se ancora più incerta, si può avanzare un'ipotesi sulla utilizzazione del riccio che, come abbiamo visto, nel rilievo etrusco ha il diametro di mezzo piede. Essendo la distanza tra il lituo e l'occhio poco diversa da mezzo passo, esso poteva forse essere utilizzato come un rudimentale distanziometro: distanza in passi pari alla lunghezza - o all'altezza - in piedi sottesa dal diametro del riccio; stimata una delle due grandezze, si ha subito l'altra. Metodi analoghi di stimare le distanze servendosi delle dita o del palmo della mano sono ancora in uso presso i popoli Oceanici ed erano utilizzati, fino a poco tempo fà , anche dai pescatori dei nostri mari.
R. De Caterini nel suo Gromatici Veteres ricorda che non è possibile un'arte agrimensoria (nella quale i romani erano maestri) senza uno strumento atto a tracciare sul terreno un angolo retto. E' vero, ed ancora oggi i nostri squadri a prismi prevedono solo quest'angolo; ma poter tracciare angoli a 45° apre molte altre possibilità . Ad esempio la misura di una distanza"inaccessibile", problema piuttosto complesso se si dispone solo di allineamenti ad angolo retto, è quasi immediata se si può realizzare un allineamento a 45°. La groma del resto, con i suoi quattro fili a piombo, consente anche di tracciare allineamenti a 45°; ed il fatto che il piede di sostegno fosse fuori del quadrato dei fili lascia pensare che questo allineamento diagonale fosse effettivamente utilizzato.
L' auspicio precedeva sempre la fondazione di un campo o di una città , e le stesse operazioni necessarie per delimitare il templum potevano fissare cardo e decumanno del nuovo insediamento. In questi termini, il lituo sarebbe stato il primo, rudimentale strumento topografico: attrezzo della professione dell'Augure, non soltanto simbolo del suo poter sacro, che trovava fondamento e forza nel possedere conoscenze quasi uniche in mezzo ad un popolo di ignoranti pastori.
Non sappiamo quanto a lungo il lituo abbia conservato il suo ruolo di strumento di misura. Le prime notizie di una professione di gromatici risalgono al I secolo a.C., ma si è del parere che la separazione di compiti tra il sacerdote ed il geometra, o almeno la realizzazione di strumenti di rielievo topografico ben più precisi del lituo risalga a molto prima; infatti non sarebbe pensabile la realizzazione delle grandi opere di Roma, come gli acquedotti, senza adeguati mezzi di traccamento e soprattutto di livellazione. L'acquedotto Appio, lungo più di 16 Km e quasi tutto in galleria, risale alla fine del IV secolo a.C.; lo segue di soli 40 anni l' Anio Vetus, lungo quasi 64 Km, attraverso un terreno particolarmente accidentato. Non certo il lituo poteva permettere questi lavori.
Lo squadro del mensor romano, la groma, non è descritta e nemmeno nominata da Vitruvio, nei suoi libri sull'architettura alla fine del I secolo a.C., forse perchè non era il caso di descrivedel re uno strumento già notissimo (Vitruvio scriveva per gli "addetti ai lavori"). Noi lo conosciamo per i rilievi di alcune stele tombali e soprattutto per i resti delle parti metalliche ritrovate nella taberna officina, cioè lo studio professionale del mensor Verus, a Pompei. Non sappiamo se Verus e la sua famiglia siano riusciti a salvarsi, quel giorno del 79 a.C., ma ci piace pensare che la sua mentalità tecnica possa averlo aiutato anche in tale frangente.Tutti gli strumenti della professione sono rimasti abbandonati nello studio, e le parti metalliche hanno consentito di identificare le metঠ(paline), le decempedà¦, aste di 10 piedi analoghe anche come lunghezza al nostro triplometro, ad un "piede campione" in bronzo, ripiegato a metà da una cerniera. E' stata ritrovata inoltre una Theca-Horologium in avorio, (che da sola meriterebbe una lunga descrizione) destinata a molti usi in campagna, ma soprattutto all'orientamento. Nulla invece ci è rimasto chorobates, lo strumento principale per la livellazione, realizzato interamente in materiali deperibili, se non la descrizione di Vitruvio, purtroppo priva di disegni. Molti hanno tentato di ricostruirlo, tra cui lo stesso Newton, che ne ha dato una versione molto plausibile.
Lo gnomone, la groma, ed il chorobates possono essere presi a simbolo delle grandi opere di Roma al lituo resta solo il compito di virga auguralis, e le sue dimensioni devengono secondarie rispetto alla sua forma. Un bassorilievo riportato dal Daremberg rappresenta Augusto velato in funzione di Augure con in pugno il lituo, mentre un pollo becchetta ai suoi piedi nell'atto del tripudium. Qui il lituo è molto più piccolo, oramai soltanto simbolo di potere divino.
Per finire, vale la pena di accennare ad una curiosità matematica: nel 1722, Roger Cotes descrisse e chiamò lituus la curva di equazione:
r2à˜=a2
che somiglia moltissimo al lituo impugnato dall'Augure etrusco. Evidentemete i matematici del XVIII secolo avevano una bella cultura classica.
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