ROMA SBAGLIATA

Magazine ottobre 1997

Trimestrale di informazione e di discussione culturale a cura dell'Archeoclub di Roma

A spasso per la Via Sacra e fuori dal Colosseo!

La recente apertura gratuita al pubblico dell'area centrale del Foro Romano e della via Sacra è di quelle iniziative che lasciano perplessi e sulle quali c'è quanto meno, da discutere. Sia dal punto di vista della tutela di ambienti e di luoghi già  fin troppo... calpestati e «consumati» da carovane di turisti malamente sorvegliati da custodi che fino a qualche tempo fa si riteneva (e ce se ne lamentava) in numero del tutto insufficiente (cosa succederebbe se putacaso, la via Sacra venisse improvvisamente preferita al Corso per lo struscio del sabato pomeriggio? E, chi ne impedirebbe il «passo» se la scoprissero le onnipresenti - e onnipotenti - motorette?). Sia dal punto di vista della reale «fruibilità Â» di monumenti e testimonianze a loro volta sistematicamente recintati e messi praticamente fuori della portata dei non paganti (anche se il semplice «passaggio» potrebbe favorire curiosità  ed interesse).
Quello però che va senz'altro respinto è il tono trionfalistico e populistico col quale l'iniziativa è stata presentata ed esaltata da compiacenti e sprovveduti corifei (mentre pochi hanno ricordato che fino a una cinquantina d'anni fa non solo la via Sacra, ma tutto il complesso Foro/Palatino era liberamente accessibile a chiunque). Che senso ha - se non quello di attirarsi il ridicolo - scrivere di un «affascinante percorso alternativo» a via dei Fori imperiali: per andare dove? Al Colle Oppio o verso San Giovanni? E parlare di un recupero del Foro come di una «piazza da vivere e non da visitare»; magari installandovi bancarelle di rivenduglioli e lasciando campo libero a «vu' cumprà Â», suonatori ambulanti e saltimbanchi? o riportandoci i buoi del Campo Vaccino e le sassaiole tra Monti-ciani e Trasteverini?
«Siate seri», potremmo dire con Garibaldi.
Quanto all'iniziativa opposta: la chiusura del Colosseo, avevamo già  a suo tempo condiviso, da queste pagine, l'idea di far pagare il biglietto d'ingresso per la visita al monumento (come succede per un qualsiasi altro monumento di ogni altra parte del mondo); c'eravamo però anche permessi di suggerire che fosse lasciato l'ingresso gratuito ai Romani (come poi abbiamo letto che è stato fatto per i Veneziani riguardo la dozzina di chiese più importanti della loro città , peraltro con un'iniziativa «privata» promossa dall'associazione Chorus e «benedetta» dal Patriarca). Naturalmente, la nostra proposta non è stata accolta, forse solo per pigrizia mentale (o per colpa della biglietteria elettronica che non tollera distinzioni?). Ma allora: perchà © per il Foro si parla di «riappropriazione»? Sempre a proposito del Colosseo non c'è sembrata un'idea geniale quella di aprire, dentro uno dei fornici, un «book-shop» (com'è stato ufficialmente chiamato, con una bella espressione... romana). Per fortuna, non s'è fatto ricorso a uno di quei mastodontici e lugubri «gazebo» che, per la gioia di chi li fabbrica, si vanno moltiplicando in giro per la città , da piazza Colonna a Largo Goldoni, da piazza in Lucina a via Nazionale, sconciando monumenti e prospettive (mentre l'esemplare di via dei Fori imperiali è stato affiancato agli «squali», i luridi camioncini della Nettezza Urbana che stazionano normalmente davanti alla Basilica di Massenzio).
I responsabili di tanta iniziativa non sono mai andati, per caso, a visitare 1'Acropoli di Atene dove i box per i «servizi aggiuntivi» ad uso dei turisti non sono stati collocati negli intercolumni del Partenone o in un angolo dei Propilei, bensì ai piedi della zona monumentale, in una fila discreta e decorosa che non dà  segno d'intrusione o di disturbo visivo ed ambientale, pur trovandosi inesorabilmente sul percorso dei visitatori? Al Colosseo si poteva - e si potrebbe - fare ugualmente, sfruttando il terrapieno che sale verso il Celio (dove già  si trovano le toilettes, tanto per intenderci), anche con maggiore disponibilità  di spazio e possibilità  di soluzioni.