Magazine gennaio 1998
Trimestrale di informazione e di discussione culturale a cura dell'Archeoclub di Roma
Roma sbagliata
Da qualche tempo a questa parte stiamo assistendo, a Roma, nel campo dell'archeologia (e dintorni), a un fervore di opere che rasenta la frenesia e nel quale non e facile districarsi (anche soltanto a livello d'informazione): scavi, restauri, sistemazioni museali, mostre, ristrutturazioni di siti e monumenti, inaugurazioni, aperture prolungate (e conseguenti chiusure per mancanza di custodi), abolizione o istituzione d'ingressi a pagamento, allestimento di servizi ausiliari, ecc. ecc. Sembra d'esser tornati agli anni Trenta e talvolta capita di non comprendere a quale scopo vengano prese certe iniziative per cui si finisce col farsi venire il sospetto di un riaffiorare di quella strumentalizzazione dell'archeologia a fini di "propaganda politica" che e tipica di governi - regime.
Non sono mancate le iniziative lodevoli. Ottima quella del Museo Palatino e davvero "indovinata" la sistemazione delle sculture dei Musei Capitolini nei grandiosi e suggestivi spazi dell'ex Centrale Montemartini (ma, intanto, cosa sta succedendo ai musei del Palazzo dei Conservatori e al giardino minacciato di distruzione per essere trasformato in serra dove "coltivare" il Marco Aurelio quello vero?) .
Lodevole - pur se troppo lungo e costoso - il restauro di Palazzo Altemps, se non fosse per la deturpazione, inutile e assurda, di quell'aborto di "velario" che ha trasformato l'austero ed elegante cortile in una sorta d'incompiuto catino da stadio di calcio. Resta poi l'impressione di una sottoutilizzazione degli spazi nei quali tuttavia e stato finalmente possibile tornare a vedere (dopo quanti anni?) i marmi della Collezione Ludovisi. Intanto, si continua ad attendere l'apertura di quell'altra"sezione" del Museo Nazionale Romano alla quale e stato destinato - con una spesa vertiginosa - il palazzo già dell'Istituto Massimo a piazza dei Cinquecento (come un qualsiasi museo d'una città di provincia): apertura che le "competenti autorità " annunciavano, nel gennaio del 1992, per la fine di quello stesso anno o, al massimo per l'inizio del '93 !
Nulla di nuovo, invece, nemmeno vaghi propositi, sulla scandalosa situazione dell'Antiquarium Comunale, oggi ridotto alle dimensioni di un... villino! Quanto agl'interventi di restauro, continuano ad apparire fermi, da anni - e comunque non se ne sa nulla - quelli del Colosseo (nel frattempo messo a pagamento anche per i Romani), nonostante che sul cartellone del cantiere ci sia scritto della"consegna" da farsi alla fine del 1996! Oltre tutto, se i fondi della Banca di Roma ci sono veramente perchà © non aprire almeno un altro cantiere?
Sono ripresi invece lentamente, i lavori all'Arco di Settimio Severo e tanti altri, con interventi "a pioggia" che pare non debbano mai arrivare... al bel tempo. Fortunatamente, c'è stato il "prodigio" della scoperta dell'affresco con rappresentazione di città negli scavi tra le Terme di Traiano e la Domus Aurea, inesorabilmente chiusa al pubblico (figuriamoci se la"casa di Nerone" si fosse trovata, putacaso, in Germania!). Ma a proposito di scavi, rimasto "interruptus" (e malamente "sistemato", con tutti i connotati del provvisorio - definitivo) lo scavo - tutto sommato deludente quanto al "recupero" di monumenti da lasciare in vista - del Foro di Nerva, quale urgenza costringe ora a spendere i più che 10 miliardi annunciati per mettere sottosopra altri tre ragguardevoli lembi delle piazze dei Fori imperiali? In un comprensorio già cosi ampiamente devastato e degradato per l'incuria, gli interventi occasionali e per lo più insensati, il persistere di situazioni vergognose (come lo stazionamento, in pieno giorno e sotto la illuminazione notturna, dei luridi camions della nettezza urbana), la nuova proliferazione (come ai tempi delle "giunte rosse") di bancarellari e bibitari, il "riuso" perverso e in ogni caso di basso livello che se ne fa nelle domeniche di chiusura al traffico, ecc. ecc.
Allargando il panorama, c'e stato un respiro di sollievo una volta scongiurato il "sottovia" davanti a Castel Sant'Angelo (ma non quello, ugualmente disastroso per l'"ambiente", davanti all'ospedale di S. Spirito costretto alla chiusura!) mentre restano incombenti le "soluzioni alternative" forse ancora peggiori (come quella, allucinante, della"via pensile" appesa ai muraglioni del Tevere) e sembrano avviati i lavori per il raddoppio, sotterraneo, del traforo principe Amedeo che, con ulteriori "sventramenti" della zona, servirà a richiamare altro traffico anzichà © agevolare quello che già c'è (e andrebbe invece scoraggiato: per l'accesso dei pellegrini a S. Pietro non esiste una ferrovia che arriva fin dentro la Città del Vaticano?).
Pare avviato a soluzione l'incancrenito problema di Ponte Sisto, con l'adozione della soluzione che anche noi avevamo prospettato come l'unica possibile. E stato pure annunciato l'inizio dello smantellamento del dismesso deposito dell'ATAC a ridosso di uno dei più bei tratti delle Mura Aureliane, tra S. Giovanni e Santa Croce, da noi più volte richiesto da oltre dieci anni (v. Archeoroma 1987, n. 28, p. 6). E inutile dire che sono questi gli interventi che preferiamo! Ci sembra perciò del tutto inconsistente il problema recentemente emerso circa la ricollocazione della recuperata"carta geografica" marmorea dell'impero "fascista" (ma non solo!) che, col risparmio dei 50 milioni preventivati per il restauro, potrebbe tranquillamente restarsene nei magazzini oppure, se proprio si volesse, potrebbe esser portata da qualche parte all'EUR (ma non al Museo della Civiltà Romana, come qualche sprovveduto ha proposto, che non ha nulla a che farci).
A proposito di impero "fascista" sono iniziati i lavori per la restituzione all'Etiopia della stele di Aksum (che da più parti si continua a sostenere esserci stata"abbonata" dal Negus Ailè Selassiè, senza che nessuno, a livello ufficiale, si sia preso la briga di verificarlo): immaginiamo che il monumento verrà doverosamente riportato "dov'era e com'era", cioè e in tre pezzi, a terra, tra rifiuti e sterpaglie.
Peccato che, anche in vista dell'anno santo, non sia stata presa in considerazione la proposta dell'Archeoclub di scambiare la stele con un "monumento" della Roma cristiana per una sorta di gemellaggio della pace! Intanto, c'è chi ha già cominciato a parlare (per scherzo!) della necessita di restituire all'Egitto i suoi obelischi, previa opportuna richiesta di perdono, come e ormai d'uso; magari appena passato il giubileo, per non ingombrare con altri cantieri piazza S. Pietro e piazza S. Giovanni: ma perchà © non avviare già l'operazione con l'obelisco di piazza del Popolo o con quello di Montecitorio?