Magazine dicembre 1998
Trimestrale di informazione e di discussione culturale a cura dell'Archeoclub di Roma
scavi ai fori
Dei nuovi scavi in corso ai Fori imperiali ci siamo già occupati negli ultimi due numeri di Archeoroma. Abbiamo pertanto già espresso il nostro parere in merito all’iniziativa ma su di essa torneremo fin dal prossimo numero, anche alla luce dei risultati che saranno stati allora raggiunti (intanto abbiamo appreso con stupore di una disperata fame di denari necessari a condurre in porto l’impresa e di un’ennesima"questua" fatta dal Sindaco all’estero; evidentemente dopo il fallimento di quella precedente).
Questa volta diamo spazio a un "intervento ufficiale" pubblicando il sunto (pure "ufficialmente" distribuito) della comunicazione presentata ad un convegno svoltosi lo scorso 18 novembre nella sala della Protomoteca capitolina, dalla dott.ssa Silvana Rizzo, della Sovraintendenza Comunale, che è tra i principali responsabili dei cantieri di scavo.
Il Progetto Fori Imperiali ha preso formalmente avvio lo scorso 21 aprile, sia per completare la prima campagna di scavi realizzata pochi anni orsono nel Foro di Nerva dia per consentire, a lavori ultimati, di rimettere in luce ancora più della metà della superficie originaria dei Fori, fino ad oggi neppure immaginata dalla maggior parte dei visitatori dell’area archeologica.
Si sono pertanto aperti contemporaneamente tre cantieri di scavo pertinenti all’area del Foro di Cesare, a quella del Templum Pacis ed infine all’area del Foro di Traiano, per complessivi 15.000 mq di estensione, certamente dunque il più grande ed impegnativo scavo urbano finora realizzato.
Le indagini archeologiche proseguono ormai da sei mesi parallelamente nelle tre aree: in realtà si tratta di un unico immenso cantiere, affidato a tre imprese edili diverse ed a tre diverse cooperative formate da personale tecnico-scientifico, che garantisce l’assistenza alle operazioni di scavo e la documentazione di tutti i livelli indagati, sotto la costante direzione della Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma.
I risultati sinora raggiunti non si discostano da quelli già ottenuti durante i lavori nel Foro di Nerva: si sono rimesse in luce ovunque le cantine degli edifici del quartiere Alessandrino, edificato alla fine del ‘500 sull’area originariamente occupata dai Fori e sbancato nel corso degli anni trenta per la costruzione di via dell’Impero con demolizioni che erano state condotte ben sotto il livello di calpestio, impedendo in tal modo la conservazione delle volte delle cantine stesse, i cui pavimenti sono stati individuati a circa 2 metri sopra i piani pavimentali antichi. L’asportazione degli interni relativi alla sistemazione ad aiuole, realizzata nel corso degli anni trenta, ha consentito anche di mettere in luce il reticolo di strade e muri di fondazione del quartiere Alessandrino.
Le arterie delimitavano una serie di isolati adibiti ad abitazioni private, dei quali ricerche archivistiche compiute precedentemente all’inizio dei lavori hanno a volte chiarito anche la proprietà .
Nel Fori di Cesare, invece, le operazioni di predisposizione dell’area hanno condotto immediatamente alla scoperta delle strutture di fondazione del fabbricato della nuova Accademia di S. Luca, iniziata nel 1932, dopo la demolizione del cantiere e mai condotta a termine, cui appartiene la vicina Chiesa dei SS. Luca e Martina.
Lo scavo dei due cortili attigui ha invece consentito lo svuotamento di un’ampia fossa cinquecentesca, probabilmente connessa all’attività dei cavatori di materiali antichi, che giunge a livello di calpestio del Foro di Cesare, tagliando una serie di strati argillosi, non ancora scavati, ma molto probabilmente relativi ad attività di coltivazioni di epoca medioevale.
Nel Foro della Pace si sono già potute iniziare le operazioni archeologiche vere e proprie: in due settori del cantiere si sono infatti identificate stratificazioni e strutture relative a due distinti periodi di utilizzazione dell’area, l’impianto del cantiere per la costruzione del quartiere Alessandrino e la fase di utilizzazione agricola precedente tale intervento, mentre in alcuni settori si sono evidenziati una serie di allineamenti costituiti da rocchi e basi di colonne forse pertinenti all’originario apparato architettonico del Foro della Pace, poggiati su livelli altomedioevali e dunque chiaramente riutilizzati.
Nel Foro di Traiano, nell’area delimitata dalle vecchie sedi stradali si sono rimessi in luce due isolati di abitazioni di epoca moderna ed un isolato intermedio al centro del quale campeggia un’aula rettangolare di mt. 10 x 30, la cui tecnica edilizia in tufelli all’interno e in laterzio all’esterno permette di datarla tra la fine del XII e la metà del XIII secolo.
All’interno dell’aula sorse nel 1600 la Chiese di S. Urbano, poi demolita nel corso degli anni trenta, ma la cui originaria edificazione, insieme con il Convento delle Suore ad essa connesso sappiamo con certezza che avvenne tra il 1263 e il 1264.
Nel settore relativo al convento è stata rinvenuta una statua acefala raffigurante un prigioniero dace, certamente riferita alla monumentalizzazione del Foro dopo la vittoriosa guerra di Traiano contro la Dacia, quando almeno 60 statue di Daci furono poste a più di mt. 15 di altezza, al di sopra del porticato.