Pantheon: tanti restauri per un edificio sfortunato
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Settanta anni dopo l'inaugurazione il Pantheon sembra avesse già bisogno di pesanti restauri e ciò è dimostrato da un' iscrizione su due righe, sotto quella di Adriano, appostavi dagli imperatori Settimio Severo e Caracalla che dice: "Pantheum vetustate corrumptuum cum culto restituerunt". E questi non erano stati i soli fino ad allora. Fra Augusto e Adriano, altri due imperatori si erano prodigati per lo stato del monumento, Domiziano e Traiano; infine Antonino Pio, grazie al quale si crede siano stati portati a termine i lavori non finiti da Adriano. Viene pero' naturale chiedersi ugualmente quali furono questi pesanti restauri che Settimio Severo e Caracalla furono costretti ad attuare affinchà © il Pantheon sopravvivesse alla rovina del tempo. Inizialmente si credeva ad una intera ricostruzione dell'edificio per opera loro e che i bolli dei laterizi dovessero interpretarsi con grande larghezza di date. Ma la somiglianza della muratura del Pantheon con altri edifici adrianei quali la villa Tiburtina e il mausoleo, e la grande differenza da quella degli Antonini (terme di Caracalla, portici d'Ottavia) fece cadere questa ipotesi. Ciò che e' più probabile e' che il monumento si fosse deteriorato solamente per quanto riguardava 1' intonacatura e le decorazioni esterne in gran parte di stucco e che ciò lo facesse sembrare abbandonato e cadente. Furono operati i restauri quindi solo sulle finiture particolari che non mutarono affatto la forma del tempio ma che all'imperatore sembrarono giustificare 1' apposizione della scritta sull' attico. Dopo il restauro di Settimio Severo, nel 399 il Pantheon venne chiuso al culto fino al (608 quando 1' imperatore Foca lo dono' al papa Bonifacio IV che lo dedicò alla Vergine e a tutti i santi col nome di S. Maria ad Martyres.
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Del medioevo, scarse sono le notizie riguardanti la novella chiesa: sappiamo solo che nel 655, l'imperatore Costante II lo spoglio' di tutte le lamine di bronzo dorato che coprivano la volta della rotonda e il pronao per abbellire la citta' di Costantinopoli. Esse vennero inseguito rimpiazzate nel 741 da papa Gregorio III con le lamine di piombo che ne costituiscono l'attuale protezione.
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Nel 1270 venne poi edificato un piccolo campanile sul tetto del portico come ben si vede da alcune stampe del rinascimento. Intorno alla meta' del XV secolo furono scoperte nella piazza antistante il tempio diversi oggetti scultorei tra cui due leoni di porfido, una vasca di granito e la grande urna di porfido rosso che fu adibita a tomba del papa Clemente XII nella chiesa di S. Giovanni in Laterano. Martino V rifece parte delle lastre di piombo, poste a protezione del tetto, deteriorate dal tempo e durante il pontificato di Eugenio IV, nel fare la selciata della piazza, furono rinvenuti i frammenti di una gamba di cavallo e di una ruota di carro in bronzo che furono attribuiti al bassorilievo del timpano. Col susseguirsi dei papi sul soglio pontificio, il Pantheon subì tanti restauri quanti depredamenti ed abusi. E' il caso di papa Urbano VIII Barberini il quale provvide a riinnalzare una delle tre colonne che già dal Medioevo erano cadute trascinandosi una parte del timpano (e altre due furono sostituite da Papa Alessandro VII) rifacendo il capitello corinzio con lo stemma di famiglia (le api) .
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E mentre restaurava l' esterno ordino' di togliere la preziosa travatura di bronzo costituente il soffitto del portico che da allora rimase con le travi in vista, per fondere le colonne del baldacchino della basilica di S. Pietro e la fabbricazione di nuove artiglierie per Castel Sant' Angelo. Venne fatta una stima del metallo asportato e ne risultarono 450 mila e 250 libbre di materiale più 9374 libbre solo di chiodi. "Quod non fecerunt barberi fecerunt Barberini" fu l'asprocommento di Pasquino. Anch'egli pero' non si sottrasse dal modificare la fisionomia del Pantheon. Fu grazie ad un suo progetto che Bernini nel '600 eresse i due campanili passati alla storia come "le orecchie d'asino", che nel 1894 vennero demolite dal ministro Baccelli al quale si deve anche il ripristino dell'iscrizione bronzea sullo attico. Inoltre in una lettera del Maes vi era scritto: "Il ministro Baccelli rovesciando in una ora i vecchi ostacoli frapposti dalla cupidigia e dall'ignoranza, soddifaceva un voto secolare della scienza e dei romani. Il di' 7 Luglio, in presenza del ministro e della commisione archeologica, erano dati i primi colpi di piccone agli indegni abituri, che deturpano 11 più illustre monumento del mondo, il nostro Pantheon...". Nel periodo in cui in Italia regnava la monarchia, il Pantheon fu adibito a ricevere i Sepolcri della famiglia reale dei Savoia. Vittorio Emanuele II fu pasto nella nicchia semicircolare destra mentre Umberto I e Margherita trovarono sepoltura nella nicchia radialmente opposta.
Nella terza edicola di sinistra riposano invece le ossa del pittore rinascimentale Raffaello Sanzio, morto a soli 37 anni nel 1520 amante spassionato del tempio romano al punto di volervi trascorrere l'eternità . Egli fu il primo ad essere sepolto nella rotonda, ma presto non si trovo' solo: nel Pantheon sono sepolti infatti anche Annibale Carracci, Baldassarre Peruzzi, Taddeo Zuccari, Perin del Vaga e Flaminio Vacca. Gli ultimi maggiori restauri e consolidamenti sono stati eseguiti tra il 1929 e il 1934 e a periodi più recenti risalgono restauri di minor estensione ed importanza. Più volte e' stato proposto di modificare la parte settentrionale di Piazza della Rotonda per portare alla luce la gradinata attraverso la quale si accedeva al tempio e ricreare la visuale dal basso verso l'alto come era anticamente, ma evidentemente ancora non èstato possibile porle in atto. Il grande monumento romano, "a' ritonna" come affettuosamente veniva chiamato dal popolo, dopo tanti anni e' arrivato a noi non certo nel suo antico splendore ma mai come le costruzioni romane al loro tempo simili, ridotte ormai a scheletri: il calidarium delle terme di Caracalla o il mausoleo di Elena (Torpignattara), sono due dei tanti esempi.