pantheon: architettura

Terme di Agrippa. Il Pantheon era posto in asse con i preesistenti edifici della parte centrale del Campo Marzio, Seguendo l'usanza romana di posizionare i propri monumenti più o meno in modo rettilineo tra loro. A sud del Pantheon si estendevano le Terme di Agrippa, mentre quelle di Nerone, costruite nel 60 d.C. seguivano il fianco ovest della sua corte esterna. Lungo l'altro fianco della corte, Adriano fece costruire un tempio per la matrigna Matidia. A nord di questo, addossati al fianco est della rotonda, vi erano i Saepta Iulia, una grande piazza porticata con l'asse maggiore parallelo a quello del Pantheon, che si estendeva a sud per circa trecento metri fino ad affiancare il lato est delleGli unici resti di questa grande costruzione sono quelli che ai articolano sul fianco della rotonda. La corte del Pantheon, pavimentata, probabilmente si estendeva per circa novanta o canto metri a nord del portico, fino a raggiungere la chiesa della Maddalena. Non si conosce bene l'esatta fisionomia di questa corte, ma si è supposto fosse circondata da colonne su tre lati, e avere un' entrata simile a dei propilei che portavano ad un arco di trionfo posto al centro dello spazio rettangolare. Alcuni resti rinvenuti durante degli scavi hanno mostrato parti della pavimentazione, e ad un livello sopraelevato di m. 1.20, le basi delle colonne e frammenti delle colonne stesse. Queste avevano diametro di un metro ed erano di granito grigio come quelle del portico del tempio, cui si accedeva mediante cinque gradoni di marmo, essendo questo posto su un podio di m.4,46 come era usanza dell'architettura templare romana.

La visuale del tempio era quindi dal basso verso l'alto, e ciò gli conferiva un aspetto più slanciato di quello che già  le lunghe colonne gli conferivano.
La facciata ottastila presenta colonne tutte monolitiche della stessa misura (da m 1,50 a m. l,60 di diametro) poste in modo tale da costituire tre navate allineate a sud verso l'avancorpo.
L'intercolunnio e' di due diametri nelle laterali e di due e un terzo in quella Centrale. Originalmente le colonne frontali erano tutte di granito grigio e le quattro in seconda e terza fila, provenienti dall'Egitto, di un colore rossiccio. Tutte hanno entasi e tutte sono prive di scanalature. I capitelli di marmo bianco che sorreggono la pesante trabeazione sono corinzi e di delicata e raffinatissima fattura: purtroppo durante i secoli hanno perso molta dell' antico splendore.

Una volta la trabeazione e le colonne esterne sostenevano una soffittatura in bronzo, rimossa poi da Urbano VIII: ora sono rimaste in vista le travi di legno che sostengono la sottile copertura. Spesso si e' detto che il bronzo ricoprisse soltanto le travi e che quindi anticamente la fisionomia del tetto del portico non doveva differire da quella attuale. Ma l'enorme quantità ' che fu usata di tale materiale da i carpentieri del papa, escludono questa possibilita'. In ogni caso comunque, le tre navate del portico erano in origine coperte da volte a botte, spesso presenti nell'architettura del periodo. Ora le travi interne sostengono pilastri di pietra quadrata e archi di calcestruzzo, tre per ogni lato dalla navata centrale. Questa, più larga, porta all'ingresso della rotonda, mentre quelle laterali terminano con due absidi nelle quali e' probabile vi si trovassero una statua di Augusto e una di Agrippa. Il frontone oltre all'iscrizione di Adriano e a quelle di Settimio Severo e Caracalla, possedeva una decorazione a rilievi di bronzo, di cui sono rimanti i fori attraverso i quali era fissata alla muratura.
Essa rappresentava Giove sopra una quadriga in atto di fulminare i giganti insorti contro di lui con alcuni di essi calpestati dai cavalli. Di bronzo erano anche gli acroteri che ornavano gli angoli del timpano. La pavimentazione del portico, restaurato più volte, e' di marmo bianco e granito grigio scuro: i due materiali si alternano formando quadrati, cerchi ed ellissi.Tra il portico e la cella si interpone l'avancorpo: anticamente era rivestito dentro e fuori con lastre di marmo bianco. Rimangono alcune tracce all'esterno di sagome di pilastri con capitelli corinzi quadrati a sostegno di una finta trabeazione che riprende quella vera del portico. La porta lignea rivestita di bronzo in fondo alla navata centrale chiude l'unico ingresso esistente della rotonda. E' una delle tre antiche porte di Roma ancora conservata insieme a quella del tempio del Divo Romolonel foro romano e quella della Curia, ora nel battistero Lateranense. E' alta m.6,50, a due ante, divise in cornici, fissate verticalmente nella architrave e nella soglia di marmo africano.

Ai lati della porta, restaurata al tempo di Pio IV (1559- 65), si trovano due pilastri scanalati di bronzo, innestati nella cornice marmorea, e sopra, una finestra con grata per favorire l'areazione dell'ambiente interno: il tutto e' concluso in alto da una volta a botte poggiantesi su un frammento di trabeazione con cinque lacunari che sembrano voler anticipare la visione della cupola all'interno.
Qui in corrispondenza dell'ingresso, troviamo uno spazio voltato anch'esso a botte che si inserisce in stretta corrispondenza con l'abside, che si apre frontalmente ad esso, e le nicchie semicircolari che scandiscono i restanti due punti cardinali. Tra questi tre spazi semicircolari e l'ingresso, si aprono altre quattro nicchie, due per parte, questa volta rettangolari. A schermare le nicchie vi sono due colonne scanalate corinzie in giallo antico della Numidia, con intercolunnio di due diametri come quelle laterali del portico. Tra esterno ed interno si mantiene sempre uno stretto rapporto come dimostrano anche i pilastri di grigio posizionati agli angoli delle nicchie a guisa di quelli del portale d'ingresso. L'abside invece non presenta le due colonne che nelle nicchie scandiscono lo spazio , nà © i due pilastri angolari, ma due colonne al loro posto, leggermente avanzate rispetto al piano della parete curva della rotonda. Un'ulteriore scansione della parete è dovuta, oltre alle nicchie, dalla presenza di otto edicole posizionate tra queste, leggermente sporgenti, con podio, colonne laterali e timpani: questi ultimi alternatamente curvi o triangolari a seconda che inquadrino nicchie semicircolari o rettangolari. Le colonne sono in giallo antico, quelle scanalate, e di porfido quelle lisce, tranne quattro di granito grigio sostituite nel Rinascimento ad altrettante di porfido. Nella terza edicola di sinistra, riposano le ossa di Raffaello, magnificate da un distico del Bembo e accompagnate da una Madonna con bambino del Lorenzetto (1524).

La superficie del podio e delle nicchie, come quella dell'attico, era originalmente rivestita di marmo, con disegni di cerchi e quadrati. Come nelle edicole, molto e' stato perduto, e ci sono molte zone dove l'intonaco, dipinto ad imitazione dei marmi colorati ha rimpiazzato le pietre originali. "Il basamento dell'attico, all' interno della rotonda, era di pavonazzetto con base e cimasa di marmo bianco; i pilastri erano di porfido con basi e capitelli di giallo antico. I pilastri posavano su uno zoccolo di pavonazzetto, che correva intorno al tempio, con bastone di porfido tra esso e le basi.
Le mostre delle finestre con le loro cornici erano di pavonazzeto ed il loro fregio di serpentino. L'architrave dell'ordine era adornato da una gola di marmo, sotto il quale era un tondino con fascio superiore ed inferiore di pavonazzetto, e con fascia di mezzo di serpentino. Il fregio era di giallo antico, la cornice ancora esistente di marmo bianco. Gli interpilastri, formati da fasce di pavonazzetto e serpentino, e riquadri di giallo antico, porfido e pavonazzetto. I tondi sopra le finestre erano di porfido e di giallo, dentro un riquadro di pavonazzetto. Di questo non rimane che la cornice." (da C. Maes)
Tutto ciò e' stato alterato da diversi interventi durante il corso dei secoli: l'attico ha perduto quasi completamente i rivestimenti marmorei, i riquadri fiancheggiati da lesene che si alternavano con le quattordici nicchie; queste ultime, vere e proprie finestre cieche, non avevano i timpani che ora le adornano in maniera"goffa" secondo il parere del Nibby (1838). Una sezione di stucco del diciottesimo secolo e' stato rimosso e sostituito con una riproduzione dell'originale decorazione. Il pavimento della rotonda e' lastricato in quadrati, e cerchi in quadrati, di diverse varietà  colorate di granito, marmo e porfido. Questo reticolato e' allineato con la direzione principale nord-sud del tempio e passa per il centro dell'edificio. La pavimentazione non e' quella originale, che fu rifatta nel 1873, ma l'effetto e' quello del periodo adrianeo. I cerchi e i quadrati sono messi in relazione in modo che appaiano file continue di entrambi solo lungo le diagonali. Al centro del tutto si trova un cerchio, e di conseguenza vi sono alternatamente linee di cerchi e quadrati lungo l'asse principale e quelli trasversali, e linee di cerchi che collegano, partendo dalla destra dell' ingresso, la prima nicchia con la quarta, e la terza con la sesta, ovvero le quattro nicchie rettangolari.