Piazza del popolo
Indirizzo: Piazza del Popolo
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La funzione principale che piazza del Popolo aveva al momento della sua creazione era quella di smistare verso il centro della città il consistente flusso di viaggiatori proveniente dal Nord, dalla via Cassia e dalla via Flaminia. La porta veniva infatti detta"Flaminia" o "Flumentale" per la sua vicinanza al fiume, oppure "di S. Valentino" dall'omonimo cimitero suburbano e infine "del Popolo" dal titolo della chiesa che le sorgeva al lato. Durante il Rinascimento, nel periodo dell'intraprendenza urbanistica dei Papi che volevano dare un aspetto solenne alla loro città , la piazza assunse una precisa definizione. Cosi Sisto IV si occupò del riattamento della porta e della trasformazione monumentale della chiesa che le era annessa. Bisogna ricordare che, in epoca classica la zona non dovette essere abitata. Era infatti essa l'estrema propaggine del Campo Marzio, sistemata a giardino pubblico da Augusto e solcata dal rettifilo della via Flaminia diretta verso il colle capitolino. Questa zona doveva infatti avere una prevalente sistemazione a giardinaggio e coltivati. Numerosi vi erano anche i sepolcri disposti, secondo l'uso, lungo la strada consolare. Nel III secolo la zona era stata inclusa dentro la cinta muraria di Aureliano per ragioni strategiche, per coprire con mura il ristretto braccio di pianura esistente tra il fiume e l'estremità del colle pinciano. Il tracciato delle mura aveva compreso nel territorio urbano vasti spazi non urbanizzati con il corredo sepolcrale sul quale dominava il mausoleo imperiale costruito dallo stesso Augusto.
Fra quei sepolcri doveva probabilmente esisterne uno dei Domizi dai quali discendeva Nerone, cosi il ricordo di lui venne collegato a tal luogo e ne scaturirono una serie di leggende. Un "populus" è probabilmente all'origine del toponimo sul quale la fantasia degli eruditi ha costruito tutta una serie di interpretazioni ( più o meno immaginarie): i pioppi decorativi, il denaro del "Populus" romano, utilizzato per la costruzione della chiesa, ecc. A parte le modifiche che vennero fatte fare alla chiesa da vari personaggi nel tempo, Leone X con un motu proprio del 1518 dispose la costruzione di una moderna e ben ordinata strada tra S. Maria del Popolo e il porto di Ripetta. La strada fu progettata da Raffaello e Antonio da Sangallo il Giovane, i quali sovvenivano con le loro idee estetiche e tecniche la volontà rinnovatrice del papa umanista.
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Il precedente collegamento era rappresentato da un viottolo Con la sua realizzazione modello in campo urbanistico Raffaello, affiancato dal Sangallo, pur non dando la finale configurazione della piazza, ne dettò alcuni elementi: dall'idea della convergenza di una strada laterale verso la linea della via Flaminia, nel punto di congiungimento tra le stesse rappresentato da un importante rudere che si trovava dove ora si trova la Chiesa di S. Maria dei Miracoli. Raffaello, teorizzatore del rispetto per le antiche tracce monumentali, lo conservò e ne fece il caposaldo per l'innesto delle due linee divergenti del futuro Corso e della Via Leonida, poi Ripetta. Con ciò erano stati fissati due elementi importanti per la successiva evoluzione di quell'ambiente: il punto di massima distanza della piazza nei confronti della porta e l'implicito suggerimento della creazione di una strada simmetrica sotto la linea dei colli. Una via Clemenzia venne tracciata sotto Clemente VII. Ma fu il consulente di Paolo III, Latino Giovenale Manetti, a definire il rettilineo che con lo stesso angolo di divaricazione di via Ripetta nei confronti di via del Corso seguiva il piede delle colline e si spingeva a grande distanza fino alla base del colle del Quirinale. Nel 1542 - 45 si delineò il Tridente, come invito alla realizzazione di un nuovo quartiere dal sapiente ordinamento della trama viaria. Nel 1560 - 70 la via Paolina Trifaria risultò completa ad assumere il definitivo nome di "Babuino". Gregorio XIII fece collocare nel centro della piazza una fontana disegnata dal Della Porta (1573). Con il Tridente e con la fontana la foggia della piazza era pronta per la sua fortuna internazionale. Venne infatti ripetuta all'estero. I rettilinei irradiantisi a stella offrirono a Sisto V, rinnovatore della realtà urbana di Roma, l'idea della pianta stellare. Egli fece inoltre innalzare l'obelisco di Ramsete II, proveniente dal Circo Massimo, dove giaceva in tronconi. Sisto V elaborò un piano per la piazza che però venne in parte eluso. La piazza avrebbe dovuto collegarsi in rettilineo con la piazza S. Pietro (e i due obelischi avrebbero dovuto corrispondersi) e avrebbe dovuto diventare, mediante un tronco stradale che raggiungesse la piazzetta di Trinità dei Monti , punto di partenza della via Felice diretta sull'obelisco Esquilino, davanti a quello che del piano stellare sistino era il perno topografico e concettuale: la basilica di S. Maria Maggiore. In seguito, con il Valadier, l'obelisco collocato da Domenico Fontana per volontà di Sisto V sarebbe divenuto il perno di una nuova foggia ovoidale della piazza.
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L'obelisco ebbe da subito la funzione dell'essere il punto di raccolta delle linee prospettiche provenienti dalle tre direttrici del Tridente. La piazza nel piano regolatore sistino ed il "Giardino del Grande Cesare" La sistemazione dell'obelisco sistino (che prevedeva anche quattro fontane a foggia di leone, in sostituzione di quella unica, gregoriana, poi realizzata da Valadier) diede il tocco conclusivo al pieno recupero urbano dell'area di Campo Marzio. Infatti Sisto V sviluppò per Roma un vero e proprio piano regolatore anticipatore di quelli moderni. La sua idea era quella di una città distesa sull'altipiano Esquilino che era stato abbandonato a seguito dell'interruzione del rifornimento idrico e al quale fu restituita l'acqua con l'Acquedotto Felice. Il piano era ambizioso e fu messo n atto da una grande dinastia. Cosi i suoi lunghi assi stradali rimasero deserti fino al risveglio cittadino successivo al 1870. Cosi fu la dinastia umbertina realizzare l'ambizioso progetto sistino.
Si devono cosi a Sisto V molti chilometri stradali e il nuovo acquedotto predisposto per le zone più elevate l'impostazione scenografica della città delle future epoche barocca e neoclassica. Il Bernini, per volontà di Alessandro VII , riordinò l'interno dell'edificio e gli sovrappose una facciata di una certa importanza, curando anche la facciata interna della porta. Già a metà Cinquecento era stato rinnovato il suo aspetto esterno da Pio IV. Nel 1638 poi due statue dei Principi degli Apostoli, opera del Mochi, erano state inserite in due nicchie. Fin dall'epoca di Paolo III poi era stato rimosso il rudere detto neroniano. Am metà Seicento si pensò a due edifici sacri dotati di protiro a colonne e cupola, le chiese gemelle sulle testate degli isolati frapposti al Tridente stradale. Fu l'impresa del cardinal Gastaldi mecenate genovese, dell'architetto Carlo Rainaldi e dell'anziano Bernini( per le cupole).
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Esse avevano lo scopo di offrire un maestoso fronte della città a chi si affacciasse dalla porta. L'aspetto definitivo di Piazza del Popolo e l'introduzione del giardino pubblico si deve ai quattro anni della dominazione napoleonica. Infatti si sentiva l'esigenza di una struttura cittadina per il passeggio e l'intrattenimento pubblico( vi erano a riguardo progetti del Valadier e del Sangiorgi). Mentre si discutevano questi progetti l'amministrazione francese impiantatasi a Roma si preoccuparono di creare una zona a Roma di pubblico passeggio. Nella zona in cui era stato sequestrato il terreno che era dei frati Agostiniani di S. Maria del Popolo sul Pincio si voleva creare un giardino intitolato a Napoleone. Dopo varie vicissitudini si avviò la realizzazione del giardino. Nonostante l'intervento di vari progettisti l'impronta principale è data dal Valadier. La realizzazione finale risente del modello della parigina Place de la Concorde e di Piazza S. Pietro. La piazza è un luogo di accoglienza dei forestieri da convogliare verso piazza di Spagna accompagnato da uno scenario naturalistico. Il giardino doveva giungere fino alla parte orientale della riva tiberina ma l'insufficienza dei mezzi papali non consentì ciò.
La sistemazione della piazza non piaceva a tutti per la presenza di costruzioni angolari paragonate a caserme. Il progettista aveva dovuto inserire la piazza nella struttura del giardino senza sacrificare nè l'uno nà © l'altra. Lo aveva fatto fondandosi su due edifici di testata per ogni emiciclo, comprendendo fra i quattro anche la chiesa del Popolo la cui cupola, corrispondente alla cappella Cybo, venne riprodotta sulla caserma antistante. Non era inoltre facile sistemare la chiesa preesistente e messa di sghembo: cosi la testata del Corso venne fatta corrispondere la foggia trapezoidale del piazzale di fronte alla porta; quest'ultima celebrante l'arrivo di Maria Cristina di Svezia. Si creò anche, in occasione dei lavori del Valadier, il collegamento con il piazzaletto della Trinità dei Monti. Esso fu rappresentato da rampe. La fontana centrale venne dislocata altrove (oggi è a piazza Nicosia), e la base dell'obelisco ottenne la scorta dei quattro leoni dai quali fluiscono getti d'acqua. La piazza assumeva cosi nell'Ottocento la sua piena funzione di zona d'afflusso di visitatori e un carattere ricreativo. In occasione del Carnevale la piazza si trasformava in un circo con tribune in altre occasioni i fuochi di artificio lanciati dal Pincio rendevano la piazza una perfetta platea. Nel secondo Ottocento le carrozze vi passavano pompose scendendo dai viali pinciani o dirigendosi verso piazzale Flaminio attraverso gli archi aggiuntivi della porta aperti nel 1878, dopo la demolizione delle torri quadrate dell'esterno. Più tardi la piazza fu rimpiazzata da piazza Esedra nel suo ruolo di piazza d'accoglienza ufficiale.