Fontana di Trevi 3
Il prospetto ha infatti nel mezzo un arco trionfale formato da un ordine di quattro colonne corinzie sormontate da un attico grandioso a sua volta sovrastato dallo stemma di Clemente XII sorretto da due faune alate. Lo stemma, scolpito in marmo da Paolo Benaglia è coronato da una balaustra con quattro statue che simboleggiano le quattro stagioni realizzate dagli scultori Corsini, Ludovisi Pincellotti e Queirolo Nel fronte dell'architrave è l'iscrizione principale:
«CLEMENS XII PONT. MAX. / AQVAM VIRGINEM / COPIA ET SALVBRITATE COMMENDATAM / CVLTV MAGNIFICO ORNAVIT / ANNO DOMINI MDCCXXXV PONT. VI».
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Nel fregio dell'architrave un'altra iscrizione è riferita a papa Lambertini che fece proseguire i lavori:
«PERFECIT BENEDICTVS XIV PONT. MAX».
Al centro di una base rocciosa ricca di scogli e di figure dello scultore Maini, si erge imponente la statua di «Oceano» sopra un carro a conchiglione trainato da due cavalli marini guidati da altrettanti tritoni. Questo complesso fu scolpito in marmo dal romano Pietro Bracci. I cavalli, uno «placido» e l'altro «agitato» simboleggiano i due aspetti del mare. Le due statue nelle nicchie laterali raffiguranti l'«Abbondanza» (a sinistra) e la «Salubrità » (a destra), sono opere di Filippo Valle, mentre i i bassorilievi sovrastanti che ricordano la leggenda di Agrippa che approva il progetto dell'acquedotto e la vergine romana che indica ai soldati assetati le sorgenti dell'acqua sono opere di Giovanni Grossi e Andrea Bergondi. Lungo il fregio che s'innalza sulle tre nicchie corre l'epigrafe che ricorda il compimento dell'opera sotto il pontificato di Clemente XIII:
«POSITIS SIGNIS ET ANAGLYPHIS TABVLIS JVSSV CLEMENTIS XIII PONT. MAX. OPVS CVM OMNI CVLTV ABSOLVTVM A. DOMINI MDCCLXI»
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La storia del grande vaso di travertino che, impostato com'è sulla balaustra vicina, toglie la vista della fontana a chi si trovi nel vicino negozio viene spiegata così: il Salvi si faceva fare la barba in quella bottega ed era costretto ad ascoltare le fantasiose critiche del barbiere che aveva da ridire su tutto. Lo castigò, togliendogli il panorama.
Realizzata sul piano stradale è la grande vasca a bordi rialzati simboleggiante il mare, nella quale, secondo un'antica tradizione, i turisti usano gettare la famosa monetina, propiziatrice di un felice ritorno, ma in ogni caso sappia che, appena toccata la liquida superficie, non può più venir ripescata, diventando di fatto proprietà del Comune.
Legato alla fontana è però anche un altro rito, assai meno noto del precedente ma più romantico. Riguada la cosiddetta «fontanina degli innamorati» o «dei fidanzati», che si trova nel lato sinistro «esterno» guardando il monumento. Si narra, infatti, che le coppie che bevono a tale piccola fontana ricevono il privilegio di restare sempre «fedeli». In passato il rito si riferiva invece alla partenza del fidanzato. La sera precedente, durante un incontro in loco la ragazza doveva raccogliere l'acqua in un bicchiere mai usato prima e offrirla al giovane prossimo a partire: poi doveva rompere il bicchiere. Così la fanciulla non aveva più timore di perdere il ragazzo.
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La fontana di trevi, per la sua grandiosa e teatrale scenografia, è stata utilizzata in moltissimi film ambientati a Roma, due per tutti... Vacanze Romane e il famoso film di Fellini: La Dolce Vita, ritratto satirico della Roma degli anni '50, con il il celebre bagno nella fontana da parte Di Anita Ekberg.