Area sacra di Largo Argentina: sviluppo

L'area sacra di Largo Argentina è una piazza situata visibilmente alcuni metri sotto il piano stradale in cui vi sono i resti di quattro templi indicati con le prime quattro lettere dell'alfabeto.
L'aspetto è quello dell'età  imperiale, raggiunto al termine di una lunga evoluzione iniziata in età  mediorepubblicana.
Tra la fine del IV secolo e gli inizi del III a. C., venne edificato su un alto basamento di tufo, preceduto, per tutta la larghezza da un'ampia scalinata, il tempio C (n.12), di medie dimensioni (m.30,50 x 17,10) tetrastilo e periptero sine postico.
A Nord del tempio C, alla metà  del III secolo a. C. venne innalzato su un podio di m. 4 il tempio A (n.8) di dimensioni più piccole (m.9, 50 x 16), prostilo, tetrastilo e anche esso con un ampia gradinata. Poi, agli inizi del II secolo a. C. sul lato meridionale dell'area fu innalzato il tempio D (n.13), della prima fase del quale si sa poco.
Innanzi ai templi A e C furono rinvenute due piattaforme cui si accedeva tramite quattro gradini, sulle quali erano ubicati due altari di peperino.
Mentre l'altare davanti al tempio C è integro e reca sul coronamento l'iscrizione che ne ricorda il rifacimento ad opera di Aulo Postumio Albino duovir lege Plaetoria; quella posta davanti al tempio A si è conservata la sola cornice inferiore che appare comunque del tutto simile alla precedente.
In seguito all'incendio del 111 a. C. l'intera area antistante i templi venne sopraelevata di 1 metro e 40 e ricoperta con un pavimento a lastre di tufo che occultò gli altari e le piattaforme. Nello spazio tra i templi A e C, venne anche costruito il tempio B (n. 10).

Il tempio è a pianta circolare e si eleva su di un podio preceduto da una scalinata fiancheggiata da due guance di tufo dell'Aniene; ad esse si appoggiano due basi rettangolari rivestite sempre da blocchi di tufo, probabili piedistalli per gruppi di statue. Si ipotizza che i templi, costruiti originariamente isolati, venissero poi inclusi, al livello della nuova pavimentazione, in un quadriportico realizzando cosi quella struttura architettonica denominata anticamente porticus.
Di questo periodo è stata rinvenuta una vasca quadrangolare rivestita di opus signinum nella zona retrostante il tempio B e un lungo muro a blocchi di tufo e sovrastante l'opus incertum che separava il tempio A dal tempio B.
Nel 61 - 55 a. C. venne costruito il teatro di Pompeo e dei suoi portici retrostanti, nell'area immediatamente ad Ovest dell'area sacra, dell'Hecatostylon (portico delle 100 colonne) adiacente al suo lato settentrionale, delle terme di Agrippa, alimentate dall'acquedotto Vergine e ubicate anch'esse a Nord dell' area.
Sempre nel I secolo a. C. il tempio B, in origine periptero, venne trasformato in uno pseudoperiptero mediante un muro di lastre di tufo che chiuse gli intercolumni ingrandendo cosi la cella. Nella zona retrostante il tempio, tre vasche si sovrapposero alla più antica vasca quadrangolare.
Il tempio A venne notevolmente ampliato con la costruzione di un nuovo podio che inglobò il precedente.
Alla fine della Repubblica, inizio dell'Impero, si riferisce la più antica fase in opera reticolata dell'edificio che occupò gli spazi liberi tra i quattro templi.
Nel periodo di Caligola e Claudio(ma non si esclude una datazione in età  domizianea) si sovrappose alle vasche un primo edificio in laterizio costituito da cinque ambienti con pavimento in opus spicatum. Dello stesso periodo, nell'area tra i templi A e B una piazzetta che diventerà  poi, in epoca severiana, una grande sala dava l'accesso ad un piccolo ambiente anch'esso in laterizio. Nell'80 d. C. un incendio distrusse gran parte del Campo Marzio; ne seguì una trasformazione per opera dell'imperatore T. Flavio Domiziano. Appartiene al rifacimento domizianeo la cella costruita in opera laterizia del tempio D; edificio prostilo e probabilmente esastilo, era stato costruito con dimensioni maggiori rispetto agli altri templi dell'area.
Nel tempio B vennero chiusi completamente gli intercolumni con un muro in laterizio che nel lato verso la cella si addossava alle lastre di tufo relative alla fase precedente. Le colonne originarie vennero inglobate in questo muro e sostituite con paraste scanalate di stucco; fu rifatta la scalinata in travertino e sul nuovo piano venne posta un'ara in laterizio rivestita originariamente di lastre marmoree. Anche in quest'epoca un portico, di cui restano quattro colonne, delimitava il lato settentrionale dell'area.