Sant'Ivo alla Sapienza

La chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza a Roma è uno dei lavori più importanti di Francesco Borromini che nel limitato spazio a sua disposizione abilmente progettò una struttura centrica che si inserisce con armonia tra gli edifici esistenti. La pianta di base della cappella dell'università  di Roma consiste nell'interpenetrazione baricentrica di due triangoli equilateri con lo scopo di formare una base esagonale i cui vertici sono rimpiazzati da forme semicircolari e radiali alternate. Le linee verticali dell'interno mantengono formalmente il motivo dominante della sezione orizzontale mistilinea, affusolandosi gradualmente dalla cornice della cupola fino a convergere nel filetto alla base della lanterna.

I Lavori della chiesa furono iniziati nel 1642 e procedettero così velocemente che la cupola fu completata già  nel 1650 e la lanterna l'anno successivo, sebbene le decorazioni all'interno furono portate avanti fino a che la chiesa fu consacrata il 14 novembre 1660, sotto papa Alessandro VII. Problemi statici emersero già  al momento della realizzazione e probabilmente causarono l'apertura di crepe durante la fase di assestamento; nacquero pertanto alcuni dubbi circa la stabilità  dell'edificio ma, come risposta alla richiesta del Rettore, Borromini garantì la stabilita della cupola solamente in caso di completamento dell'ala nord del Palazzo della Sapienza, provvedendo alla ripresa dei lavori.

Conseguentemente all'evidenza del danno, particolarmente nell'area della galleria, furono eseguiti lavori di riparazione spinti a consolidare l'edificio, con il risultato che il piano originario della galleria ideata dal Borromini fu completamente stravolto. Un piano di studio e monitoraggio a permesso per prima cosa di acquisire i dati essenziali sulle caratteristiche dei materiali, il percorso delle fratture nella struttura, il tipo di lavori di muratura utilizzati (attraverso test endoscopici), le giunzioni, l'evoluzione delle fratture e l'influenza della temperatura. La ricerca storica ha sottolineato che i danni e le fratture si sono sviluppati nel tempo e che era necessario rivedere nuovamente alcuni dei lavori di consolidamento portati a compimento nel XVIII e XIX secolo. I modelli matematici, sebbene nella prima fase realizzata, abbiano considerato solo i comportamenti elastici, hanno fornito importanti informazioni sui comportamenti di questa struttura.