Sant'Ivo alla Sapienza: fasi costruttive

La mancanza di ritrovamenti archeologici documentati ha fatto supporre che in epoca romana l'area dell'edificio fosse un "nemus", un bosco sacro in cui era proibito costruire, posto in prossimità  delle Terme Neroniane. [8]

Le prime notizie sul Palazzo della Sapienza risalgono all'anno 1431 in cui Eugenio IV (1431-1447) fa acquistare alcune case private situate nell'area dell'attuale edificio per dare una sede unica allo Studium Urbis. [5] [10] [9] [1]
Successivamente Alessandro VI (1492-1503) incaricò gli architetti Santo e Andrea per le riparazioni e l'ampliamento dello Studium. [5][1][8] Il progetto prevedeva una forma rettangolare con cortile interno circondato da un porticato e soprastante loggiato provvisto di due scaloni, ma probabilmente i lavori si limitarono alla sola zona a destra dell'attuale ingresso principale.[12] [8] Leone X (1513- 1521) fece continuare i lavori nella zona destra e, secondo alcuni autori [8][9] (figg. 1 e 7), fece aggiungere un nuovo braccio "trasversale" posto al centro dell'attuale cortile in direzione Est-Ovest. [5]
Fino a questo periodo tuttavia le notizie non sono sufficientemente documentate ed univocamente accettate dagli storici dell'architettura, mentre dopo la metà  del '500 si cominciano ad avere dati e fonti più sicure.
Nel 1562 Guidetto Guidetti vinse un concorso indetto da Pio IV (1560-1565) per il progetto di rinnovamento della Sapienza ed iniziò il rifacimento di alcuni portici, probabilmente le prime cinque campate del fianco destro [10] [9] [1] o, secondo i sostenitori [8] del braccio "trasversale" di Leone X, alcune campate verso occidente dei due cortili.
L'anno seguente (1563) Guidetti morì e il suo sostituto Pirro Ligorio presentò un nuovo progetto di sistemazione del Palazzo che prevedeva un grande cortile con due esedre contrapposte sui lati Est ed Ovest. I lavori iniziarono, ma furono subito sospesi. [10] [9] [8]
Gregorio XIII (1572-1585) dette un nuovo impulso ai lavori nel 1577 nominando Giacomo della Porta architetto dello Studio (figg. 2-3). [5][9][1][8]

Inizialmente Giacomo della Porta prosegui i lavori secondo i piani di Pirro Ligorio [10] [9] [8], ma nel 1579, avendo elaborato un suo progetto, iniziò la costruzione dell'angolo verso San Giacomo degli Spagnoli (cantonata di Gregorio XIII) ed i lavori da allora continuarono a svilupparsi seguendo la linea logica che ha portato all'assetto che oggi vediamo. [12] [1] [8]

Sotto il pontificato di Sisto V (1585-1590) Giacomo della Porta costruì la facciata verso San Giacomo degli Spagnoli, che diventò l'ingresso principale, i due scaloni, il campanile ed il piano attico, che estese per un breve tratto all'inizio delle ali (fig. 4). [5] [1] [8]
Ai tempi di Clemente VIII (1592-1605) sempre il della Porta dette inizio (1594) alla costruzione dell'ala sinistra dell'edificio dalla cantonata di Gregorio XIII alle costruzioni preesistenti che occupavano l'area dove sarebbe sorta la Biblioteca Alessandrina. Questa ala fu costruita ex novo dalle fondamenta fino al "Salone Novo", l'attuale sala-studio, continuando poi con le due logge sul cortile davanti al "Salone" in prosecuzione delle campate già  costruite dallo stesso Della Porta (fig.5). [1] [8]
Tra il 1592 e il 1602 Giacomo della Porta iniziò la sistemazione del cortile realizzando l'esedra sul lato Est (fig6), demolendo definitivamente, secondo alcuni autori [8], il braccio "trasversale" di Leone X nel 1594. Nel 1595 aveva completato il primo ordine, mentre il secondo terminò nel 1602, anno in cui morì. [1] [8]
Gli succedette Giovanni Paolo Maggi che [9] [1] [8] portò a compimento i lavori di rifinitura e continuò fino al 1614; probabilmente ultimò anche il corpo d'angolo sull'attuale incrocio tra via del Teatro Valle e via dei Sediari. [1]
Nel 1621 vennero eseguiti dall'architetto Pomis lavori di riparazione del crollo del muro e del tetto del "Salone Novo", che interessarono anche sette campate del loggiato. [1]
Nel 1631 Gasparo Vecchi completò l'ala destra dell'edificio ristrutturando e rialzando le vecchie case esistenti fino al livello dei corpi d'angolo già  ultimati precedentemente (fig. 8). [1]
Francesco Borromini (1599-1667), non ancora famoso, fu nominato nel 1632 architetto dello Studio da Urbano VIII (l623-1644) su presentazione del Bernini. Nel periodo 1632-1643 furono eseguiti lavori di completamento delle ali con la realizzazione dell'attico. [5] [8]

Nel 1643 Borromini iniziò la costruzione della Chiesa della Sapienza dalle fondamenta. I lavori proseguirono costantemente per oltre un decennio fino alla realizzazione della cupola (intorno al 1650) e successivamente della lanterna, ultimata nel 1655 (fig.9- 10- 11- 12- 13). [6] [1] Alla fine di questa fase la Chiesa si presentava con un secondo ordine di nicchie, sopra quello esistente, aperture verso i corridoi laterali (porte al piano terreno e finestroni al primo piano) e passaggi verso le sagrestie esagonali ai lati della tribuna. [1] Il 14 novembre 1660 Alessandro VII (1655-1667) consacrò la Chiesa. Tuttavia a quella data dovevano già  essersi manifestate alcune lesioni sulle strutture, specialmente nella zona della tribuna, al punto che nel 1655 Borromini fu costretto ad impegnarsi a garantire la stabilità  della costruzione secondo gli usi del tempo, ma pose la condizione che fosse realizzato l'edificio sul fianco sinistro dalla parte della Dogana. [5] [1]

sul fianco sinistro dalla parte della Dogana. [5] [1]
Iniziò così, già  dal 1659, la costruzione della Biblioteca Alessandrina (figg.14-15) ed una serie di modifiche all'interno della Chiesa tendenti ad un rafforzamento delle strutture portanti. Il corpo della Biblioteca Alessandrina venne realizzato demolendo i vecchi edifici esistenti e ricostruendo rapidamente [7] [1], tanto che le strutture dell'edificio furono completate nel 1660 e vennero costruiti gli archi rampanti di rinforzo della cupola della Chiesa, che furono successivamente demoliti per le esigenze architettoniche sopravvenute con la modifica del prospetto su piazza della Dogana. [1] Negli stessi anni Borromini curò i rafforzamenti all'interno della chiesa che portarono a [1]: -la chiusura delle nicchie e di due finestroni al secondo ordine, -la modifica dei portali verso i corridoi, da cui non si potà © più accedere direttamente alla chiesa, -l'apertura dei due coretti laterali, -la chiusura delle porte verso le sagrestie esagonali e delle finestre di luce della tribuna, -la modifica della copertura della zona della tribuna mediante un arcone impostato ad una quota superiore.
Sempre in quegli anni completò le sale esagonali verso la Biblioteca Alessandrina e i quattro corridoi ai lati della Chiesa, nonchà © ampliò le finestre dei mezzanini dei due scaloni ai lati del corpo d'ingresso per armonizzarle con quelle dei prospetti laterali. [1]
Il prospetto su piazza della Dogana, ora Sant'Eustachio, fu iniziato nel 1659 con la realizzazione dell'Alessandrina e fu portato avanti fino al 1664 con successivi ripensamenti. Alla fine Borromini realizzò un profilo ribassato nella zona centrale, per permettere la visione della cupola, con ai lati due bracci curvi di raccordo sacrificando però gli arconi di rinforzo (fig.16). [1]
Con Borromini si giunse sostanzialmente alla attuale configurazione del Palazzo della Sapienza, ad esclusione delle sopraelevazioni eseguite a metà  dell'Ottocento (fig.17- 18).
Nel 1728 seguirono notevoli lavori di manutenzione e riparazione con risarcitura delle lesioni presenti. [1]
Agli inizi dell'Ottocento furono necessari lavori di consolidamento statico nella Chiesa, le opere eseguite dall'architetto Felice Giorgi intorno al 1802 introdussero un arcone di sostegno sotto l'architrave della tribuna, alterando profondamente la soluzione del Borromini. [6] [1] Negli anni 1852-1858 l'architetto Busiri Vici realizzò le sopraelevazioni sul lato d'ingresso e sulle ali del Palazzo. [1] Seguirono estesi lavori di consolidamento con risarcitura delle lesioni eseguiti dall'architetto Vespignani nel 1859, che introdusse anche nuovi elementi all'interno della Chiesa rimossi nei restauri successivi, quali le balaustre dei coretti in muro pieno e la tamponatura dell'arco orbicolato sopra la porta d'ingresso [6]. Probabilmente nelle ristrutturazioni del 1867 il Vespignani aggiunse anche le quattro finestre fuori canone sul prospetto verso via degli Staderari. [1] Nel l866 si riaprì il portone sinistro della facciata su piazza Sant'Eustachio, tamponato dall'epoca del Borromini. In questo secolo (1909-1912) vennero realizzati due cavalcavia di collegamento con Palazzo Carpegna che vennero presto demoliti. [1]
Un intervento di ristrutturazione pesante fu sicuramente la demolizione delle volte delle aule del fianco destro dell'edificio che si affacciano sul cortile per alloggiare i documenti dell'Archivio di Stato, eseguita nel 1936. Vennero svuotate da terra alla copertura le prime quattro aule di ogni piano e si realizzò una scaffalatura metallica multipiano con una struttura portante poggiata su fondazioni indipendenti, ma contigue a quelle esistenti. [5] [8]
Infine nel l95l furono eseguiti dal Genio Civile lavori di consolidamento della facciata su Corso Rinascimento consistenti nella demolizione delle volte esistenti e sostituzione con nuovi solai che collegano le pareti opposte, quindi le volte attualmente visibili sono finte volte, introdotte unicamente per salvaguardare l'architettura del Palazzo. [1] [8]