Parco Urbano del Pineto (pineta sacchetti)

Nome: Parco Regionale Urbano del " Pineto "
Superficie: ha 250 ettari
Datazione: inizio Seicento
Orario di apertura: dall'alba al tramonto
Ingressi: Via della Pineta Sacchetti
Altri servizi: Posteggio Taxi
C'è ancora un posto a Roma dove nidificano civetta e allocco, dove il ghiro, la donnola e la volpe scavano la loro tana e dove la quercia da sughero e il nocciolo crescono in mezzo a mirti e corbezzoli. Sembreranno ancora più incredibili queste affermazioni, quando diremo che ci stiamo riferendo ad un'area verde situata nel cuore di una delle aree più intensamente trafficate di Roma-Nord. L'area del parco del Pineto è situata in un vasto territorio delimitato a nord da via Trionfale, ad ovest da via della Pineta Sacchetti, a sud da Valle Aurelia e ad est dalla linea ferroviaria Roma-Nord. La superficie del parco è quasi interamente contenuta nella conca naturale denominata Valle dell'Inferno per gli antichi Vallis Inferna; il suggestivo appellativo della Valle deriva forse dalla posizione infossata, secondo altri dal clima rigido per il quale il posto è noto. Ma potrebbe anche derivare dalla configurazione geologica: qui sono presenti giacimenti di arenaria mista a sabbia, e questo fece sì che la valle ospitasse, fin dai primi secoli dopo Cristo, numerose fornaci e fabbriche per la produzione di laterizi che utilizzavano le famose argille vaticane, marne azzurre e argille azzurre, la cui qualità era, già allora, particolarmente pregiata.

Una presenza archeologica interessante nel parco è l'acquedotto Traiano costruito nel II secolo per ordine dell'imperatore romano, atto a supplire le carenze idriche della zona di Trastevere; l'imponente manufatto, oggi in parte interrato, raccoglieva le acque dalla sorgente Claudia nei pressi del Lago di Bracciano, e percorrendo la via Trionfale raggiungeva la Valle dell'Inferno e poi da lì, passando per il Gianicolo, giungeva appunto a Trastevere. Ma fu proprio a partire dal Cinquecento che con il consolidarsi del potere temporale dello stato Pontificio in questa zona, come un pò ovunque, vi fù un fiorire di Ville suburbane, conseguenti alla crescita della nuova e potente aristocrazia patrizia. Tali ville, caratterizzate da raffinate costruzioni e giardini signorili, venivano utilizzate anche per uso agricolo ma soprattutto per uso ludico e artistico.

Fu proprio una di queste famiglie, quella del Cardinale Giulio Sacchetti, ricchissimo prelato molto vicino ai papi Paolo V, Gregorio XV e Urbano VIII presso i quali aveva svolto incarichi di fiducia, che scelse quest'area per farsi costruire una spendida villa per sè e per la sua famiglia. L'edificio, costruito tra il 1625 e il 1630, fu definito "Cosa Magnifica" e tale doveva essere veramente. L'incarico fu dato ad un giovanissimo Pietro Berrettini da Cortona ancora quasi sconosciuto ma che anche grazie a quest'edificio divenne uno dei più famosi architetti dell'epoca. Purtroppo della bellisima villa antica non ci restano che disegni e incisioni dell'epoca, che confermano tutto lo splendore dell'opera. Infatti, la villa andò distrutta a causa del disinteresse degli eredi del cardinale e così caddè rapidamente in rovina.

Dopo diverse vicissitudini fu venduta dal Marchese Sacchetti, nel 1747, prima a tale Ceccarelli e in seguito, nel 1859, divenne di proprietà della famiglia Torlonia, una delle più antiche famiglie della nobiltà romana. Fu proprio lo stesso principe che dispose la demolizione degli ultimi informi resti dell'edificio costruito da Pietro da Cortona. Al suo posto furono costruiti i Casali che ancora oggi sono presenti; uno era poco più di un palazzo a tre piani, l'altro un mesto casale di campagna. La villa fu poi nel 1956 ceduta dai Torlonia a una società di costruzioni e da allora versa nelle attuali condizioni di notevole degrado. Nel progetto di riconversione del Parco Regionale i manufatti dovrebbero essere adibiti ad ospitare un centro naturalistico didattico. Speriamo quindi che in futuro, magari non troppo lontano, potranno essere gli studenti ad usufruire della meravigliosa Pineta e dei Casali attigui e che la loro gestione sia più oculata delle precedenti.