Hotel a Città del Vaticano Roma


Hotel Atlante Star nei pressi di Città del Vaticano

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Via G. Vitelleschi 34, 00193 - Roma

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Bed & Breakfast Marco & Laura nei pressi di Città del Vaticano

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Hotel San Remo nei pressi di Città del Vaticano

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Hotel Ara Pacis a Roma 3 stelle

Hotel Ara Pacis a Roma 3 stelle

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Hotel a Città del Vaticano - I musei Vaticani in Roma

Come descrivere il fascino e la suggestione che regna all'interno della più vasta collezione di arte antica del mondo intero?
I Musei Vaticani presentano una serie praticamente sterminata di opere, sale, affreschi e collezioni tale da portare lo spettatore allo sconcerto, sottoponendolo ad una autentica tempesta di capolavori che uno dopo l'altro sconvolgono la vista.
L'altissima concentrazione di capolavori, ognuno dei quali meriterebbe un capitolo a parte, rende questo luogo un territorio totalmente al di fuori del tempo e dello spazio, rendendolo specchio di un paradiso terrestre interamente dedicato alla bellezza artistica.
Una visita completa ed esaustiva richiederebbe un periodo di tempo estremamente lungo. Per tale motivo chiunque voglia avvicinarsi all'area museale dovrà necessariamente seguire un percorso a tappe concentrandosi maggiormente sulle opere che riscuotono l'interesse.

LA CAPPELLA SISTINA, LA VOLTA DEL CIELO DI ROMA

Nessun aggettivo risulta adeguato a descrivere l'impressione di bellezza e magnificenza espresso dalla Cappella Sistina, un monumento al talento dell'umanità, massimo esempio di genio e capolavoro in grado da solo di racchiudere l'intero significato della pittura.
L'impressione che scaturisce dalla vista della Cappella è quello di un grandioso spazio dominato dal contrasto fra la calda luce dorata, l'armonia del soffitto e la vivace scena descritta nel "Giudizio Universale".

La visione d'insieme produce una vera e propria "forza d'urto", un impatto che produce un rapimento estetico senza uguali.
La costruzione della Cappella risale alla seconda metà del XV secolo, durante il pontificato di Sisto IV, realizzata da Giovannino de'Dolci e decorata dagli artisti fra i più eccellenti del tempo, come Botticelli, Ghirlandaio, Pinturicchio e il Signorelli.
La scelta dei soggetti per le pitture avvenne secondo modalità che richiamano antichi schemi medievali, ovvero dividendo la storia del mondo in tre epoche: il periodo anteriore alla consegna delle Tavole della Legge, il periodo che segue alla consegna e arriva fino alla nascita di Cristo, infine il tempo successivo alla nascita di Gesù. Gli affreschi che rappresentano la seconda e la terza epoca sono tutti quattrocenteschi.
Quando Giulio II riuscì a convincere Michelangelo a dipingere la volta, l'artista scelse come soggetto un tema che si riferisse al primo periodo: la storia della Creazione, la nascita di Adamo ed Eva, la cacciata dal Paradiso.
Gli affreschi vennero realizzati fra il 1508 e il 1512, in pieno spirito rinascimentale, quando gli ideali di bellezza classica raggiunsero il loro culmine espressivo.
Tra questi affreschi e il "Giudizio Universale" intercorre un lasso di tempo notevole, oltre vent'anni, durante i quali un evento su tutti contribuì largamente al mutamento di clima, il "Sacco di Roma", creando presupposti del tutto diversi per la realizzazione dell'opera.
L'evento nefasto sconvolse la città, al punto tale da farlo apparire quasi un castigo divino, una punizione per la condotta immorale, quasi un preludio alla fine del mondo.
A ciò si aggiunga il clima generato dalla volontà di riforma della Chiesa, obiettivo principale perseguito da papa Paolo III, il quale appena salito al trono pontificio confermò a Michelangelo l'incarico di eseguire il "Giudizio Universale".
La realizzazione da parte di Michelangelo risentì fortemente di questi eventi, convergenti nell'esprimere l'esigenza di un forte rinnovamento spirituale. Il genio universale dell'artista ha saputo condensare mirabilmente il significato dei due movimenti, le speranze e le aspettative popolari ed ecclesiastiche, suggellando nella Cappella il travaglio spirituale di un'epoca.

ROMA, MICHELANGELO E LA CAPPELLA SISTINA

La Cappella Sistina è il risultato dell'incontro fra due eccelse personalità dell'epoca, Michelangelo e Giulio II, il papa che volle a tutti i costi affidare un così prestigioso incarico ad uno scultore dalle indiscusse doti, ma che fino alla realizzazione del "Giudizio Universale", non aveva dato alcuna prova di altrettanta maestria nella pittura.
Il papa lo chiamò una prima volta nel 1505, quando dopo aver visto la sua "Pietà" in San Pietro, lo volle a Roma affinché realizzasse la sua tomba. Dopo i primi sopralluoghi effettuati da Michelangelo a Carrara per la scelta dei marmi, seppe che il papa aveva cambiato idea e che ora il suo principale interesse era la ricostruzione di San Pietro. L'artista tornò in tutta fretta in Toscana, ignorando i ripetuti appelli del papa e i numerosi inviti a tornare. Lo fece solamente nel 1506, indotto dal Gonfaloniere Soderini, praticamente costretto "con la corda al collo".
Michelangelo incontrò papa Giulio II all'età di trentuno anni, e dopo un inizio stentato e le poco sincere scuse dell'artista, ebbe l'incarico di realizzare una enorme statua in bronzo del pontefice per la Chiesa di San Petronio a Bologna.
Subito dopo, nel 1508, fu richiamato a Roma per il supremo incarico: la decorazione della volta della Cappella Sistina.
Secondo la tradizione, uno dei motivi che spinse il papa ad una scelta così ardita, fu la gelosia del Bramante, il quale non vedeva l'ora di mettere alla prova l'odiato rivale in un'arte che non gli apparteneva completamente, pregustando già il sapore della sua sconfitta. Michelangelo in principio provò in tutti i modi ad opporsi all'incarico, ma il papa apparve irremovibile dal suo proposito. Ad un certo punto della vicenda si ebbe una svolta inaspettata. Dall'iniziale titubanza Michelangelo passò repentinamente alla sfrontata sfida di andare ben oltre le richieste di Giulio II. Secondo i progetti del pontefice l'artista avrebbe dovuto semplicemente ritrarre i dodici apostoli nelle lunette ed eseguire disegni decorativi lungo la volta. Michelangelo invece chiese ed ottenne di poter decorare l'intero soffitto.
Vista in questa ottica la genesi del più grande affresco che il mondo abbia mai visto assume un significato quasi mistico, aspetto sottolineato dall'artista che volle firmare il proprio capolavoro con un'iscrizione nella quale attribuisce il merito a Dio, senza l'aiuto del quale l'opera non sarebbe mai stata portata a termine. La poca dimestichezza con la tecnica dell'affresco non è l'unico aspetto sorprendente della vicenda legata alla decorazione della Cappella Sistina.
Ciò che stupisce maggiormente è che Michelangelo abbia dipinto l'intero arco della Cappella Sistina tutto da solo, senza alcun aiuto. A partire dall'estate del 1508 un altro artista, a pochi passi dalla Cappella Sistina, era alle prese con la pittura delle "Stanze", Raffaello, il protetto del Bramante, circondato da una schiera di aiutanti.
Michelangelo passò anni interi in piena solitudine sull'impalcatura, supino, con la faccia rivolta verso l'alto e i colori che scolavano sul viso, continuamente vessato dalle pressioni di Giulio II, non certo noto per la sua indulgenza.
Due personalità così grandi e geniali, eppure così diverse, all'opera nel medesimo tempo e nel medesimo spazio per dare lustro e vanto ad un'epoca che grazie alle loro opere sarà ricordata nei secoli come una delle più grandi stagioni dell'arte di sempre.

ROMA E LE ALTERNE FORTUNE DEL GIUDIZIO UNIVERSALE

Nonostante gli enormi sforzi e i sacrifici di Michelangelo, il "Giudizio Universale" non venne riconosciuto all'unanimità come quell'immensa opera dell'ingegno umano, così come noi tutti oggi la riconosciamo. Il giudizio della critica anzi si divise immediatamente in due campi contrapposti: da un lato erano schierati coloro che lo ritenevano un indiscusso capolavoro, mentre dall'altro alcuni arrivarono a definirlo un autentico insulto al vero sentimento religioso.
Furono, come spesso accade, gli spiriti meno elevati, più miseri e bigotti ad avversare maggiormente l'opera, mentre già Paolo III Farnese, papa a partire dal 1534, ne riconobbe da subito l'enorme valore.
Le maggiori critiche riguardarono l'"indecenza" dei molti corpi senza veli presenti nell'affresco, come sottolineato da Paolo IV, quel Carafà pronto a caldeggiare la Santa Inquisizione, che arrivò a definirlo "un bordello di nudi". Pio IV arrivò addirittura ad ordinare la copertura delle parti considerate più sconce, incaricando l'ormai celebre Daniele da Volterra  di sovrapporre all'affresco brache e fasce attorno ai lombi scoperti, cosa che gli valse il soprannome di "brachettone".
L'unica difesa dalle critiche che ebbe Michelangelo fu quella di inserire fra le figure dell'affresco i ritratti dei suoi principali oppositori, come accadde ad esempio con Biagio da Cesena, il quale venne raffigurato dall'artista con le orecchie d'asino e un serpente attorcigliato attorno ai fianchi, nei panni di Minosse, giudice crudele delle anime che finiscono all'inferno.
Il tema del "Giudizio Universale" è il Dies Irae, la raffigurazione dell'ira divina nel momento culminante della storia umana, dominato dalla figura di un Cristo giudice  implacabile e inesorabile sceso dalle nubi. L'effetto d'insieme è allo stesso tempo potente e severo, mostrando una "terribilità" che fu elemento di grande sconcerto fra i contemporanei, fra i segni più autentici dell'arte di Michelangelo.
L'unica nota lieve dell'affresco è caratterizzata dalla figura della Vergine, ritratta in atteggiamento dolce e comprensivo, misericordioso per le sorti dell'intera umanità.
Gli apostoli e i profeti si trovano allineati e in un atteggiamento rigido, austero, di un vigore antico e primordiale, mentre gli angeli compaiono al centro dell'affresco raffigurati nell'atto di risvegliare i morti assiepati sulla sinistra allo squillare delle trombe.
Sul lato opposto, in basso a destra, una calca di dannati è in attesa che Minosse li traghetti verso gli abissi.
L'intera composizione sprigiona un intenso tremore mistico. Emotivamente è forse l'opera più densa e coinvolgente mai dipinta. Difficilmente chi ha avuto l'opportunità di vederla dimentica una scena simile. Le immagini posseggono una forza incredibilmente suggestiva, scatenata dal prepotente cromatismo e dalla vivacità dei corpi, masse muscolari pensate e rappresentate come corpi vivi e dalla forte carnalità.
In definitiva si tratta del massimo capolavoro mai sia stato realizzato dalla mano di un uomo, un talento spropositato quello di Michelangelo, un genio mai eguagliato, se non da se stesso.

LA CAPPELLA SISTINA ED IL CONCLAVE: L'ELEZIONE DEL PAPA DI ROMA

La Cappella Sistina è il luogo dove i cardinali si riuniscono per l'elezione del nuovo papa. L'assemblea dispone gli scranni lungo le pareti e rimangono in quella posizione durante tutta la durata del Conclave.
Le votazioni avvengono depositando la scheda contenente il nome del futuro papa all'interno di un calice, con le funzioni di urna.
Alla chiusura dello scrutinio le schede vengono bruciate in una stufa di ferro, posta vicino al muro sul fondo della cappella.
Al termine di ogni votazione che non produce alcun risultato, ovvero la maggioranza dei due terzi dell'assemblea, quorum necessario per l'elezione del papa, le schede vengono bruciate insieme a della paglia bagnata, producendo la caratteristica "fumata nera", evento visibile dalla folla assiepata in piazza San Pietro.
Quando invece l'assemblea dei votanti raggiunge la maggioranza dei due terzi eleggendo così il nuovo papa, i baldacchini posti sopra i troni dei cardinali vengono abbassati, con l'eccezione di quello del neoeletto pontefice. Le schede vengono bruciate insieme a della paglia asciutta, producendo finalmente l'attesa "fumata bianca".

ROMA, LE STANZE DI RAFFAELLO

Nella parte superiore rispetto all'Appartamento Borgia si trovano i locali privati di Giulio II, lo studio, la biblioteca privata e la sua stanza da letto, interamente decorate dal giovane Raffaello Sanzio.
Si dice che il pontefice non fosse contento di risiedere nelle stanze del Borgia, non amando particolarmente il suo predecessore. Per questo motivo avrebbe volutamente ignorato l'appartamento, chiamando Raffaello per ridipingere la Stanza della Segnatura e la Sala di Eliodoro, all'epoca quasi interamente disadorne.
La prima ad essere affrescata dall'artista fu la Stanza della Segnatura, all'interno della quale Raffaello dipinse due soggetti, la "Disputa del Santissimo Sacramento" e la "Scuola di Atene". Si tratta di raffigurazioni dall'opposto significato simbolico: il primo rappresenta infatti il Trionfo della Chiesa, della Fede e della Verità, mentre nel secondo è celebrato il Trionfo della Verità Scientifica. Questo accostamento, apparentemente fuori luogo in simili ambienti è al contrario tipico del mondo rinascimentale, in cui l'erudizione classica trovava ampio spazio.
La prima composizione ad essere realizzata fu la "Disputa", la quale secondo i critici risente ancora fortemente dell'influenza del Perugino, dalla quale si libererà completamente nel successivo affresco, la "Scuola di Atene", offrendo una diversa concezione spaziale delle figure che si muovono liberamente nelle varie sale della grande basilica classica.
Al centro dell'immagine si distinguono i personaggi di Platone ed Aristotele, il primo con una copia del Timeo in una mano e nell'atto di indicare il cielo con l'altra, il secondo tiene in mano l'Etica e indica invece la terra. Secondo molti il volto di Platone sarebbe il ritratto di Leonardo.
Altri illustri maestri sono stati inseriti da Raffaello nei vari gruppi all'interno dell'affresco, come Pitagora, Epicuro, Averroè , Diogene, Euclide, mentre altro particolare interessante è la figura del pessimista Eraclito, ritratto con le fattezze di Michelangelo.
La stanza seguente prende il nome dalla cacciata di Eliodoro dal Tempio di Gerusalemme, così come si può leggere nel secondo Libro dei Maccabei.
Le opere realizzate in questa stanza, la "Cacciata di Eliodoro", la "Messa Miracolosa di Bolsena" e la "Liberazione di San Pietro", sono ritenute dalla critica fra le migliori realizzazioni di Raffaello, nelle quali mette ampiamente a frutto la maestria conseguita nell'uso del colore, visibile soprattutto nel gruppo delle "Guardie Svizzere" nell'affresco della "Messa Miracolosa".
Le altre due stanze, quella dell' "Incendio" e di "Costantino", sono opera quasi esclusivamente dei suoi seguaci, non avendo praticamente parte né nella realizzazione, né nel disegno, mancando di esercitare qualsiasi controllo sui suoi aiuti.
Restano da visitare le "Logge di Raffaello" affacciate sul Cortile di San Damaso, iniziate dal Bramante ma con ampi contributi dell'artista nel disegno architettonico. Raffaello per la decorazione delle tredici logge, eseguì gli schizzi per le pitture, e lo schema generale dell'affresco, lasciando eseguire il tutto ai suoi seguaci. La decorazione in grottesca delle logge sono oggi considerata la massima espressione del genere, una serie di stucchi e pitture ispirate alla decorazione classica recentemente riscoperte nella Domus Aurea di Nerone, insuperabili per luminosità e freschezza.

I MUSEI VATICANI IN ROMA

L'esplorazione ai locali dei musei veri e propri può iniziare dal Museo Sacro, all'interno del quale si trova il Tesoro del Sancta Sanctorum, consistente in oggetti d'avorio, smalti e metalli preziosi. Il pezzo più pregiato della collezione del Tesoro è la grande croce in smalto, forse appartenuta a papa san Simmaco (489-514), utilizzata come reliquario per un frammento della "Vera Croce".
Oltre la croce, il Tesoro comprende la più notevole collezione di stoffe antiche esistenti, con paramenti ecclesiastici, di lana e di lino di età compresa fra il I e il III secolo.
Percorrendo il cammino a ritroso si entra nella Sala delle Nozze Aldobrandini, dove si può ammirare una delle pitture classiche più note di tutti i tempi, una scena nuziale scoperta nel 1605 sull'Esquilino e conservato nella Villa Aldobrandini, in seguito divenuta di proprietà della Biblioteca Vaticana. Sempre nella stessa stanza è presente un delizioso affresco del I secolo, conosciuto con il nome di "Eroine di Tor Marancia", nel quale è raffigurata una processione di bambini, e un altro dipinto nel quale sono rappresentate le operazioni di carico di una nave. Nel loro complesso in questa stanza sono riunite alcune tra le opere antiche più pregiate e meglio conservate. Segue la Biblioteca Vaticana, la cui collezione si deve in larga misura all'iniziativa di papa Niccolò V. Salito al soglio pontificio nel 1447, la biblioteca ospitata precedentemente nel vecchio Palazzo del Laterano conteneva solamente 340 volumi, diventati circa 1200 in seguito al suo interessamento. I locali dell'antico palazzo non risultarono più adeguati a contenere i volumi raccolti dai papi che gli succedettero, rendendo necessaria la costruzione di nuovi locali. Sisto V affidò il compito all'architetto Domenico Fontana che progettò l'edificio attuale, dividendo in due il cortile del Belvedere, realizzando l'attuale edificio. Oggi la biblioteca possiede un corpo di oltre 1.600.000 libri a stampa antichi e moderni, 8.300 incunaboli e circa 150.000 manoscritti.

In un edificio recente ed isolato, costruito all'interno dei Giardini Vaticani nel 1932, dal quale si gode una bella vista sulla Cupola di San Pietro, è racchiusa la Pinacoteca.
E'una delle raccolte più recenti all'interno dei musei, fondata da Pio VI verso la fine del XVIII secolo. Spesso trascurata in ossequio ai celebrati capolavori di Michelangelo e Raffaello, possiede una serie di opere che meritano invece tutta l'attenzione del caso.
Uno dei primi dipinti che si incontra è il Polittico Stefaneschi, opera di Giotto realizzata per l'altare della Confessione del vecchio San Pietro. Nelle tavole è raffigurata la figura di Cristo in trono posto al centro con il donatore, il cardinale Stefaneschi ai suoi piedi, con la crocifissione di San Pietro e il martirio di San Paolo ai lati.
Proseguendo si incontrano opere di Fra'Angelico, Gentile da Fabriano, fino a giungere alla "Madonna col Bambino e Santi" del Perugino, e alla grande sala contenente le più celebri opere di Raffaello.
Si possono ammirare il meraviglioso gruppo di arazzi, per i quali l'artista eseguì i cartoni, realizzati per la Cappella Sistina. Dei dieci realizzati, tre sono conservati al Victoria and Albert Museum di Londra. Fra i quadri più famosi presenti nella sala, il più antico è l'"Incoronazione della Vergine", realizzato da Raffaello all'età di 20 anni, sua prima grande composizione, seguito dalla "Madonna di Foligno", realizzata tra il 1512 e il 1513. Non di minore importanza, anzi, sussulto di grande ispirazione di Raffaello è l'incompiuta "Trasfigurazione", un'intensa immagine del Cristo che abbandona la terra per elevarsi al cielo circondato da una smagliante luminosità, circondato da minacciose nubi che lo avvolgono.
Nelle altre sale i capolavori si susseguono senza sosta, dal curioso monocromato di Leonardo che raffigura san Girolamo, alla "Madonna col Bambino e Santi" di Tiziano, dalla meravigliosa "Deposizione" del Caravaggio", alla "Comunione di San Girolamo" del Domenichino.

Una volta che il visitatore si sarà soffermato per ammirare ogni singola opera descritta, non avrà compiuto che una metà del percorso. Le sale e le raccolte da visitare sono ancora molte.
I Musei Vaticani posseggono infatti una nutrita raccolta di arte classica suddivisa nel Museo di Pio Clementino, il Museo Chiaramonti, il Braccio Nuovo, il Museo Profano, il Museo Egizio, la Galleria dei Candelabri e il Museo Etrusco.
A queste sale si aggiungano le collezioni paleo-cristiane contenute nel Museo Cristiano e il Museo Missionario Etnologico e si avrà un quadro piuttosto completo dell'enorme patrimonio culturale e artistico posseduto. In quest'ultimo in particolare si può ammirare un'interessante documentazione dell'immensa opera svolta dalle Missioni Cristiane nel mondo, ma anche la vita e i costumi in uso nei molti paesi in cui sono presenti, dall'Asia all'Oceania, dal continente africano alle americhe.


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