Ratto di Proserpina: andata e ritorno all'inferno

Ratto di Proserpina: andata e ritorno all'inferno

Ratto di Proserpina: andata e ritorno all'inferno

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Secondo lo stile dell'opera è molto probabile che la realizzazione della statua in cui è rappresentato il Ratto di Proserpina risalga agli anni 1622 - 1625, eseguita su incarico del cardinale Scipione Borghese, il quale la regalò al cardinale Ludovisi, salvo poi essere restituita al Museo Borghese.
Secondo quanto narrato da Ovidio nelle Metamorfosi, Plutone, re degli inferi, innamoratosi di Proserpina, figlia di Cerere e di Giove, la rapisce facendone la sua consorte. La madre Cerere, dopo una disperata ricerca, ricambia restituendo alla terra carestia e povertà. Giove ordina allora a Plutone di restituire alla terra Proserpina, la quale però, non può più tornare definitivamente, poiché si è cibata di melograno negli inferi. Sarà condannata in eterno a trascorrere parte dell'anno negli inferi e parte sulla terra.
La scultura del Bernini mostra Plutone che abbranca saldamente Proserpina fra le sue braccia, mentre quest'ultima tenta invano di divincolarsi, allontanandosi quanto più possibile dal corpo del re degli inferi, aiutandosi con la mano che respinge il volto del suo rapitore.
I due corpi sono allacciati e in lotta fra loro, stretti dall'invincibile abbraccio di Plutone che con fare sicuro tenta di attrarla a se. Il corpo del re degli inferi è muscoloso e possente, la sua presa sicura, mentre le forme di Proserpina sono leggere, delicate e soavi, pur nel tentativo disperato di divincolarsi.
Il volto di Plutone è al contrario torvo e rabbioso, contratto in una smorfia di contrarietà per l'opposizione di Proserpina che tenta invano di allontanarlo con il braccio. Proserpina urla il proprio dolore reclinando la testa all'indietro, allontanandosi quanto più possibile dal suo rapitore che le cinge la vita e i fianchi con le braccia.
E' proprio questo particolare delle braccia e delle dita di Plutone che stringono le bianche membra di Proserpina uno degli elementi più suggestivi dell'intero gruppo. Questa parte della scultura mostra il rovescio dell'immagine complessiva, cambiandosi improvvisamente nel suo contrario e trasformando il rapimento in un abbraccio caldo e sensuale, con le dita di Plutone che sembrano affondare eroticamente nella carne della sua amata.
La figura è completata dalla presenza del Cerbero, accucciato presso il suo padrone che con le sue tre teste latra rabbiosamente all'indirizzo della fanciulla.
I contrasti che animano la scultura conferendo un movimento suggestivo all'insieme sono numerosi. Un Plutone rabbioso e una Proserpina disperata, un corpo possente, nerboruto e muscoloso, avvinghiato ad uno delicato, levigato e luminoso, uno sforzo che tenta di attrarre a se, un altro che tenta di sfuggire, un corpo che proietta verso il basso, uno verso l'alto.
La carne dei due protagonisti è tutt'altro che immobile, anzi, appare viva come mai era sembrata prima, totalmente priva di rigidità e durezza. I due corpi sono morbidi e flessibili, vibranti di energia, in continua interazione fra loro.
La forza di Plutone e la grazia di Proserpina si animano di una intensità che raggiunge il suo culmine proprio nella continua contraddizione fra le forme, le espressioni, i divergenti ritratti psicologici, chiusi in un movimento eterno, inesorabile quanto inesauribile.

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