La scultura a Roma: la scalinata di Trinità dei Monti

La scultura a Roma: la scalinata di Trinità dei Monti

La scultura a Roma: la scalinata di Trinità dei Monti

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I gradini delle meraviglie

Ancora alla metà del '600 l'attuale piazza di Spagna non era altro che la somma di due distinte piazze di forma triangolare, ognuna con la propria autonomia. Anche il nome era differente e rispecchiava i differenti punti di vista che si affacciavano sullo slargo: da una parte stava piazza di Spagna, all'ombra della sede dell'ambasciata spagnola, dall'altra piazza di Francia, sede dell'ambasciata francese. Anche così si fronteggiavano le due potenze rivali.
La presenza delle due ambasciate conferiva importanza alla sede, contribuendo enormemente ad accrescere la fama di questa pArte a Roma, anche quale centro residenziale e turistico, soprattutto per i viaggiatori stranieri.
Lungo la direttrice di via dei Condotti, sullo sfondo della piazza, si stagliava la Chiesa della Trinità, unita allo spiazzo sottostante solamente dalla fontana della Barcaccia, opera del Bernini, ma le due realtà risultavano entità estranee, totalmente scollegate fra loro. Il collegamento fra la chiesa e la piazza, allo stato attuale, era garantito solamente da una coppia di scale alberate molto ripide, scale che costituivano più una frattura che un legame, dovuta essenzialmente ad un forte dislivello.
Il primo ad ideare una scala monumentale che sostituisse l'accesso alla Chiesa della Trinità, fu il cardinale Mazzarino, che nel 1660 incaricò l'abate Elpidio Benedetti di ricevere i migliori progetti dei più valenti architetti romani, affinché realizzassero una magnifica costruzione, per la quale metteva a disposizione una forte somma di denaro.
In questa epoca, nonostante una predilezione per l'arte del Bernini, finì per proporre se stesso in qualità di progettista.
Morto il cardinale Mazzarino, l'impegno per la realizzazione della scalinata passò a Stefano Guaffer, un membro dell'ambasciata francese. Purtroppo, dopo aver lasciato una cospicua eredità ai Minimi francesi, con il vincolo di usare la somma per la realizzazione della scalinata, morì, seguito a distanza di pochi mesi dal cardinale Mazzarino.
Per oltre sessant'anni le sue volontà rimasero solo sulla carta.


Due prospettive, una scala
Fu Clemente XI a spingere per la realizzazione della scalinata, obbligando i Minimi a mantenere l'impegno di costruire la via d'accesso utilizzando il lascito ricevuto.
Durante gli anni che vanno dal 1717 al 1720 gli architetti Alessandro Specchi, Francesco De Sanctis, Alessandro Gaulli, Francesco Cipriani, proposero i loro progetti. Innocenzo XIII scelse il progetto di Francesco De Sanctis, assecondando la volontà dei Minimi che premevano affinché la scelta ricadesse su di un loro architetto.
Il progetto del De Sanctis deve molto ai disegni realizzati dallo Specchi, pur prefigurando con grande originalità la soluzione definitiva. La sensibilità artistica del De Sanctis si evidenzia soprattutto nella concezione priva di eccessivi razionalismi e aperta alle linee morbide e al gioco.
Le linee seguite dall'architetto nella fase di progettazione sono ampiamente spiegate dal De Sanctis nella sua relazione. Una delle principali preoccupazioni fu quella di realizzare un luogo aperto, scoperto da ogni lato, in modo tale che anche dal basso fosse facilmente visibile la sommità della scala. Ciò è dovuto a motivi di ordine pubblico, poiché una delle necessità fondamentali era quella di evitare la creazione di luoghi coperti o nascosti in modo tale da evitare gli inconvenienti e oscenità varie cui i Padri del Convento erano abituati.
La ripartizione soddisfa invece al contempo esigenze di ordine pratico ed ideologico, assecondando il titolo della chiesa, la Trinità. Le rampe sono infatti suddivise in tre scale centrali, separate da sedili, e ciascuna delle tre scale è a sua volta divisa in tre rampe ognuna composta da tredici gradini. Nel mezzo le rampe si unificano in uno scalone solo a formare una nobile piazza, elevata e scoperta, con altri sedili ed un grande obelisco.
Fra gli elementi previsti dal De Sanctis, ma mai realizzati, sono da segnalare una doppia fila di alberi ai lati dello scalone, in modo tale da offrire una visione più armoniosa e un riparo dalla canicola estiva. Alternate agli alberi avrebbero dovuto trovare posto statue e sculture e altri ornamenti da distribuire in vari luoghi.

Il vero significato della scala realizzata da Francesco De Sanctis è da ricercarsi nella volontà dell'architetto di costruire un organismo destinato non solo al passaggio, ma anche alla circolazione e alla sosta delle persone, pensando movimenti e spostamenti all'interno di una cornice che consenta tali attività.
Il maggior merito tecnico che può essere ascritto alla genialità del De Sanctis consiste nella grande abilità di regista, grazie alla quale è riuscito a rendere unitari una serie di elementi fra loro asimmetrici, irregolari ed eterogenei. La mirabile sintesi è dovuta all'effetto illusionistico ottenuto con una sapiente strutturazione dello spazio, attraverso le serie dei gradini, le pause misurate dei ripiani, l'alternanza di piani concavi e convessi.
La difficoltà principale risiedeva nella mancanza di simmetria fra l'asse della facciata della Trinità e la prospettiva ottica naturale fornita da via dei Condotti.
La soluzione prospettica ideata dal De Sanctis obbliga lo spettatore a soffermarsi ora sull'uno, ora sull'altra prospettiva, senza imporre alcuna scelta, riassumendo le contraddizioni e accogliendole senza soluzioni rigide che escludessero l'una o l'altra visuale.
Con la scalinata di Trinità dei Monti l'architettura barocca guadagna un monumento essenziale apprezzato in tutto il suo splendore per la chiarezza e la profonda visione che lo anima.

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