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Fra i principali estimatori di Gian Lorenzo Bernini, colui che prima di altri comprese la grandezza del suo genio, fu il cardinale Scipione Borghese, mecenate mai sazio di opere che potessero conferire sempre maggior lustro al proprio nome. Per raggiungere tale scopo capì ben presto che il giovane Bernini non avrebbe tradito le sue aspirazioni, intravedendo il lui un talento in grado di produrre opere del più alto valore.
Uno dei primi lavori eseguiti per il cardinale è il gruppo scultoreo in cui sono ritratti Enea che solleva in spalla il vecchio Anchise, seguiti dal piccolo Ascanio. I tre protagonisti sono colti nel pieno del proprio doloroso dramma, dove si percepisce il timore del padre Anchise, la virile rassegnazione di Enea, e la flebile speranza del riccioluto Ascanio che mostra nella fiamma accesa le speranze di una nuova civiltà.
Lo sviluppo verticale è animato dalla rotazione dei tre corpi su se stessi, dall'anatomia che ne distingue le età, il tutto compreso in un movimento contenuto che accentua la severità e la gravità del contenuto che la scultura esprime.
Scendendo nel particolare, il movimento è espresso mirabilmente nello sforzo di Enea che sorregge il padre fra le braccia, con muscoli e tendini in piena evidenza, soprattutto nella torsione del ginocchio, piegato dal peso sostenuto.
E' forse la prima opera in cui si manifesta una così netta psicologia espressiva, un'evoluzione stilistica che si manifesta nei gesti contrapposti, con Anchise che sostiene amorevolmente in alto il simbolo della patria abbandonata, Enea giovane e severo ma fiducioso in se stesso e nei presagi che lo designano quale fondatore di una nuova civiltà, e infine il piccolo Ascanio, fanciullo spaventato che stringe timidamente la fiamma con la quale accenderà la nuova vita di Roma.
Il tema del gruppo scultoreo è tratto da un passo di Virgilio, ma l'insieme è interpretato con spunti personali, profondità di pensiero e umanità senza precedenti.