I Calcoli del Mensor
di M. Pagliari
Introduzione: L' Abaco del Museo di Martigny Leggere i numeri romani è una delle nozioni apprese alla scuola
media che non abbiamo dimenticato, forse grazie alla abbondanza di lapidi
e di iscrizioni moderne che fanno uso di questa annotazione: ci è
stato anche detto che quel modo di scrivere i numeri rendeva particolarmente
difficile fare i calcoli. Nel bellissimo Museo Romano di Martigny
è esposta la riproduzione di un abaco romano: si tratta di una tavoletta
su cui sono ricavate scalanature su due ordini. L' Abaco nel Medio e Estremo Oriente Secondo una interpretazione etimologica, abaco sarebbe una tavola coperta
di sabbia su cui tracciare segni o lettere. Nato probabilmente in Babilonia,
Erodoto ne ricorda l'uso in Egitto e in Grecia nel 450 a.C. L' introduzione in occidente della notazione araba (comprendente lo zero) ad opera di Leonardo Fibonacci nei primi anni del XIII secolo segnò l'inizio dell'abbandono dell'abaco come mezzo di calcolo: per altro il suo uso durò ancora fino al secolo XVI in Francia ed al XVII in Germania ed in Inghilterra. Del resto, almeno i ...... meno giovani tra noi ricordano di aver imparato a contare, da bambini, col pallottolier, un abaco paragonabile per molti aspetti a col suan-pan cinese. Ancora in anni relativamente recenti in Estremo Oriente si poteva dimostrare una maggiore rapidità della "bead arithmetic" sull'abaco rispetto alla "pen arithmetic" occidentale, per calcoli non eccessivamente complessi.
La numerazione romana La prima deduzione che si può trarre osservando l'abaco è
che per i valori superiori all'unità, il sistema di numerazione
era decimale, perchè le scanalature corrispondono alle potenze del
10, da 100 a 106. Le cifre del 5, del 50 e del 500
dovevano servire solo per abbreviare la notazione scritta, così
come le scanalature superiori dell'abaco dovevsno servire solo a ridurre
il numeero dei gettoni necessari; infatti sull'abaco non sono indicati
V, L e D. Sistema, insomma, del tutto analogo al nostro. I romani avevano anche essi, ovviamente, bisogno di calcolare valori inferiori all'unità: essi peraltro non conoscevano né lo zero né la virgola decimale, e dovevano ricorrere necessariamente ad un sistema di frazioni. Per i valori minori di uno, però, invece del sistema decimale troviamo un sistema dodecimale, come è ampiamente documentato in Frontino ed indicato anche sull'abaco di Martigny. Questo non già, come è stato detto dal Loria, "per ristretta mentalità scientifica"; il motivo è evidente: 12 ed i suoi multipli hanno più divisori del 10, e questo facilita molto la riduzione ai minimi termini e perciò i calcoli. Ad esempio la frazione 1/288, detta "scrupulum" è riducibile da tutti numeri da 2 a 9 esclusi soltanto il 5 ed il 7. Base del sistema di frazioni di cui si serve
Frontino è perciò 1/12 di un'unità qualunque, l'oncia,
il cui simbolo è una lineetta orizzontale , - , ripetuto più
volte fino ad un quincus, 5/12, indicata con = = -. I 6/12,
cioè la metà dell'intero ha il nome di semis
e veniva indicata con S ; per cui la frazione 9/12, detta
dodrans era indicata con S= -.
I Calcoli con l'abaco Per veder come potevano esser eseguiti i calcoli servendosi dell'abaco, ho provato ad eseguire le quattro operazioni aritmetiche col procedimento appreso a scuola, ma adoperando l'abaco invece di carta e penna: il tentativo è riuscito, anche se richiede una certa abilità nel calcolo mentale, e questo mi porta a credere che i procedimenti usati non fossero molto diversi dai nostri. L' addizione, naturalmente, non presenta problemi: quando i gettoni in una casella hanno raggiunto il valore 10, basta sostituirli con un gettone nella casella vivina a sinistra, e proseguire. Per la sottrazione si segue un procedimento inverso, prendendo un gettone dalla casella a sinistra quando la cifra del sottraendoun gettone dalla casella a sinistra quando la cifra del sottraendo è superiore a quella del minuendo. La moltiplicazione è già più complessa: se il moltiplicatore ha più cifre, occorre operare sulla casella della corrispondente potenza di 10, come del resto facciamo anche noi, quando spostiamo di un posto a sinistra ogni successivo prodotto parziale. L'operazione più complessa è la divisione, per l'impossibilità di mettere "in colonna" i risultati intermedi, ma anche in questo caso è stato applicabile il nostro procedimento di calcolo, provando un primo quoziente con la prima cifra del divisore, vedendo se la cifra successiva del divisore "stà" nella successiva del dividendo e così via, fino al resto. A questo punto entrano in gioco le frazioni. Il resto deve essere moltiplicato per 12, o per un multiplo di 12, in modo da risultare più grande del divisore: si esegue la divisione, ottenendo il numeratore della frazione; si ripete il procedimento sull'eventuale resto, e così via, fino ad avere la precisionevoluta. In pratica, è lo stesso procedimento che dobbiamo impiegare quando operiammo su sistemi non decimali, come le misure di tempo o i gradi sesagesimali. Proviamo a dividere 3527 per 84, o meglio MMMDXXVII per LXXXIV: 41 + 11/12 + 1/24 + 8/288 scritto così: XLI S = = - L' abaco permette anche l'estrazione di radici quadrate e cubiche, ma non ho provato ad eseguire queste operazioni.
Il valore 41.988 ottenuto prima è approssimato a meno di 1/1000; 41 + 11/12 +1/24 + 8/288 è approssimato a meno di 1/288, cioè 3.47/1000. Vitruvio (De Architectura, VIII, 6) consiglia come pendenza degli acquedotti mezzo piede ogni 100 piedi, (il piede romano valeva poco più di 295 mm) e questo presuppone la capacità di calcolare con una precisione almeno dell'ordine di 5/1000, congrua, come abbiamo appena visto con la frazione 1/288. Per le misure di lunghezza, prendendo come unità il piede di 295.6 mm, lo "scrupulum" corrisponde a 1.026 mm, lunghezza adeguata alle possibilità ed alle necessità della tecnologia dell'epoca: precisioni migliori sono necessarie, infatti, solo quando si deve assicurare la intercambiabilità di pezzi prodotti in serie, problema che gli antichi romani non avevano. Nella "taberna officina" ovvero lo studio di un mensor (geometra) di Pompei, un certo Verus, insieme ai resti di altri strumenti della professione è stato ritrovato un regolo di bronzo lungo un piede, ripiegato a metà con una cerniera, certo per trasportarlo più comodamente. E' molto probabile che le facce interne, e perciò protette, rechino le suddivisioni in "semis", "uncia", "semiuncia", e, magari, "scrupulum". Noi contentiamoci di quello rigido, ma provvisto dei becchi come un calibro di oggi, che ci mostra sorridente e pensosa assieme, la Ktisis, personificazione dell'arte di costruire.
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